Come investire negli ETF a sostegno della digitalizzazione e sicurezza informatica? Ecco alcuni fondi negoziati in borsa che ti possono interessare.
La digitalizzazione è diventato negli ultimi anni un obiettivo non più derogabile. In Europa, ma anche negli Stati Uniti, sono stati approntati piani di ammodernamento delle reti di comunicazione per consentire anche ai territori più interni e isolati di essere in grado di comunicare su reti più moderne e veloci, con cui accedere a nuovi servizi pubblici e privati.
Sebbene la digitalizzazione non sia un argomento recente per gli addetti ai lavori, oggi ha assunto un carattere di rinnovata priorità. La missione dei governi e delle società di telecomunicazioni è fornire alle persone servizi a distanza per accorciare le distanze, usando un giro di parole.
Mentre l’ammodernamento delle reti di telecomunicazione richiede investimenti del valore di decine di miliardi di euro, la loro tutela diventa ancor più centrale.
Tutela che passa per la sicurezza informatica delle infrastrutture di comunicazione, attraverso le quali transitano i dati delle persone che usufruiscono di servizi digitali.
I cavi marini per le telecomunicazioni, ad esempio, sono diventati target sensibili e più volte sono stati oggetto di azioni di sabotaggio al fine di interrompere il passaggio di informazioni tra i continenti. L’obiettivo di tali azioni ha origini geopolitiche, ma la risposta non può che arrivare da nuovi investimenti sulla sicurezza.
Dunque, com’è facile intuire per gli investitori interessati a investire in digitalizzazione e in sicurezza informatica ci sono rilevanti opportunità da cogliere.
E per farlo, investire negli ETF a sostegno della digitalizzazione e sicurezza informatica è uno dei modi relativamente più accessibili per l’investitore al dettaglio non professionale. E spieghiamo subito il perché.
Quando ci interessiamo a un tema di investimento, oltre a studiarlo in modo approfondito per comprenderlo, ricerchiamo le società quotate sulle principali Borse mondiali per potervi investire.
Ma quando ci rendiamo conto che un certo tema di investimento tocca trasversalmente più settori industriali (anche se tra loro affini), ecco che diventa difficile districarsi e trovare le società quotate da inserire nel personale portafoglio titoli.
Per questo sono nati i fondi di investimento e in particolare i fondi di investimento passivi come gli ETF.
Dunque investire negli ETF a sostegno della digitalizzazione e della sicurezza informatica, significa investire in un paniere di società che al loro interno hanno una divisione dedicata alle tecnologie digitali, o alla sicurezza informatica o anche a copertura di entrambe i business.
Gli ETF tematici svolgono per l’investitore l’immenso compito di selezione e forniscono a questi un prodotto finanziario già pronto.
Naturalmente è sempre dovere dell’investitore leggere il KIID dell’ETF e informarsi in maniera approfondita sullo strumento. Il KIID è il documento con le informazioni chiave del veicolo di investimento.
Ma quali sono questi ETF legati alla digitalizzazione e alla sicurezza informatica su cui potremmo investire?
Di seguito passiamo alla presentazione di alcuni di quelli più interessanti e accessibili per l’investitore italiano ed europeo più in generale. Tratteremo cioè di ETF facilmente accessibili attraverso le piattaforme di trading dei maggiori broker regolamentati in Italia ed Europa.
Eccoci dunque giunti nella seconda parte della guida su come investire negli ETF a sostegno della digitalizzazione e sicurezza informatica. Di seguito ne presentiamo alcuni sotto forma di elenco con informazioni che potranno essere integrate dall’investitore leggendo il KIID di cui sopra.
Per investire negli ETF a sostegno della digitalizzazione e sicurezza informatica, invitiamo l’investitore a condurre la propria ricerca. Sicuramente troverà altri ETF legati ai due temi e che potrebbero interessarlo.
In alternativa potrà prendere in considerazione anche gli investimenti in intelligenza artificiale, sempre ricorrendo agli ETF e a qualche titolo azionario da mettere in portafoglio.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.