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I fondi per investire nell’acqua per rendimenti a doppia cifra

Aggiornato: Jul 03, 2023, 11:19 GMT+00:00

I fondi per investire nell’acqua per rendimenti a doppia cifra sul breve e medio periodo. Leggi la guida e scopri perché investire nell'oro blu.

I fondi per investire nell’acqua
In questo articolo:

L’acqua bene comune è anche il megatrend del momento. Ne avevamo parlato in due articoli separati già a giugno del 2022 e ora ritorniamo sull’argomento con nuovi suggerimenti e dati.

I dati relativi ai rendimenti dei fondi legati all’acqua hanno reso fino al 70% negli ultimi anni, ci informa il MilanoFinanza. In effetti l’oro blu è stato “preso di mira” da alcuni investitori già oltre un decennio fa. Questi hanno saputo fiutare in anticipo l’andamento del settore e ora ne traggono i maggiori benefici. Tuttavia non è ancora finita, infatti, secondo i più recenti dati dell’ONU se un investitore privato decidesse di investire in infrastrutture idriche 1 dollaro oggi, potrebbe arrivare a guadagnarne oltre 6 domani. E questo perché si prevede che le aree urbanizzate domanderanno l’80% in più di acqua entro il 2050.

Come sempre bisogna saper valutare su quali società e fondi è bene investire e quali è meglio lasciar perdere. Prima di parlare di fondi per investire nell’acqua, quindi, ecco una panoramica sul settore.

Gli investimenti sulle infrastrutture

Alcune grandi economie Occidentali hanno deciso importanti investimenti sulle rispettive reti idriche che letteralmente “fanno acqua da tutte le parti”. Anche l’Italia è impegnata nel recupero dell’infrastruttura per ridurre in modo significativo le sue perdite (il 42,2% del volume immesso in rete secondo l’Istat). I fondi del Piano Nazionale di Recupero e Resilienza (PNRR) possono essere utilizzati per tale obiettivo.

Negli Stati Uniti il problema idrico è localizzato in alcuni Stati come la California, ma più in generale verranno investiti circa 50 miliardi di dollari in un maxi piano federale mai visto prima.

Complessivamente gli investimenti globali in razionalizzazione dell’acqua e nuove infrastrutture dovrebbero passare dagli attuali 600 miliardi di dollari annui, ai 1.000 miliardi di dollari entro il 2030.

Perché si investe di più sull’acqua oggi?

I motivi per cui governi e aziende private hanno deciso di investire di più sull’acqua sono sotto gli occhi di tutti, ma è bene riassumerli brevemente.

  • Siccità: la siccità che colpisce anche aree geografiche prima ritenute al riparo da determinati eventi climatici estremi, oggi si trovano alle prese con prolungati periodi di siccità che hanno determinato una pesante riduzione delle disponibilità idriche sul medio e lungo periodo. L’acqua potabile e per l’irrigazione dei campi è a rischio anche nelle società più industrializzate.
  • Alluvioni: se ci fermiamo all’Europa, come non ricordare le alluvioni in Germania, in Francia e nel nostro paese degli ultimi 20 anni. Le intense precipitazioni che rovesciano la quantità di acqua che di solito cade in più mesi in un determinato territorio, richiedono una risposta infrastrutturale adeguata.
  • Incendi boschivi: la siccità ha creato un grave problema alle risorse forestali. Boschi e foreste sono soggette a una maggiore probabilità di sviluppare incendi a seguito di prolungati periodi di siccità, che si associano alle alte temperature nei periodi estivi.

Le infrastrutture necessarie

Per combattere la siccità serve costruire bacini di raccolta dell’acqua piovana da destinare all’agricoltura nei periodi di scarsità.

Nella direzione di supportare l’agricoltura va anche il recupero delle acque reflue. Queste ultime, se opportunamente depurate, possono essere utilizzate per l’irrigazione dei campi senza alcun rischio per la salute umana.

Garantire all’agricoltura infrastrutture per la raccolta e il riuso di acqua ridurrebbe la competizione con i centri urbani, i quali fanno uso dell’acqua dei fiumi per dissetarsi e per l’igiene.

Per scongiurare le alluvioni dei territori, o per calmierarne gli effetti, servono le vasche di laminazione. Queste ultime si attivano quando i fiumi sono in piena e rischiano di esondare, garantendo l’afflusso dell’acqua in vasche dislocate a margine dei fiumi.

Si eviterebbero decine di miliardi di danni alle attività produttive, si recupererebbe acqua che potrebbe essere successivamente utilizzata per alimentare quegli stessi fiumi in periodi di secca.

Anche per gli incendi serviranno bacini di raccolta dell’acqua piovana prossimi ai boschi e alle foreste, così che possano essere usati in caso di necessità per spegnere gli incendi più rapidamente.

Investire nell’oro blu: le nicchie osservate speciali

Dunque, per investire nell’oro blu un investitore dove dovrebbe rivolgere il proprio interesse? Gli ambiti più promettenti sono quelli che elenchiamo di seguito:

  • Gestione dell’acqua potabile;
  • Gestione delle acque reflue;
  • Recupero dell’acqua piovana;
  • Desalinizzazione dell’acqua di mare;
  • Risparmio idrico;
  • Gestione e raccolta dell’acqua per l’agricoltura;
  • Nuove tecnologie e recupero dell’acqua (ad esempio, dall’umidità dispersa nell’aria).

I fondi per investire nell’acqua per rendimenti a doppia cifra

Passiamo all’analisi dei fondi per investire nell’acqua per rendimenti a doppia cifra. Di seguito un breve elenco di quelli in cui un investitore italiano può investire facilmente rivolgendosi a un gestore finanziario specializzato.

  • Arca Blue Leaders (IT0005494569);
  • Bnp Paribas Aqua Classic (FR0010668145);
  • Bnp Paribas Aqua (LU1165135440);
  • Allianz Global Water AT (LU1890834598);
  • Pictet-Water-R (LU0104885248);
  • RobecoSAM Sustainable Water Equities D (LU2146190835);
  • NAT Thematics Water R (LU1951229035).

Prendiamo il fondo Arca Blue Leaders (NAV 5,161€), ad esempio, il quale da inizio 2023 rende il +7,43% (al 29 giugno 2023) secondo i dati Teleborsa.

Il Pictet-Water-R (NAV 393,28€) da inizio anno rende il +4,49%, ma a 3 anni il rendimento è su del +31,04%.

Va ancora meglio per il fondo Bnp Paribas Aqua Classic (NAV 579,51€) che da inizio anno rende il +8,76% e a 3 anni ha accumulato un guadagno del +49,89%.

Ottimi i rendimenti anche del fondo Allianz Global Water AT (NAV 156,08€), il quale da inizio anno è cresciuto del +5,8%, mentre a 3 anni è cresciuto del +32,72%.

Gli ETF per investire nell’oro blu

Per gli investitori che hanno una certa familiarità con gli exchange-traded fund, ecco una carrellata di ETF per investire nell’oro blu quotati alla Borsa di Milano, e quindi più facili da reperire sulla maggior parte delle piattaforme di investimento online.

  • iShares Global Water UCITS ETF (IH2O), NAV 55,69€;
  • L&G Clean Water UCITS ETF Acc (GLUG), NAV 14,282€;
  • Lyxor World Water DR (WATC), NAV 5,536€;
  • Lyxor World Water UCITS ETF (WAT), NAV 57,06€.

Come si può ben notare i NAV degli ETF qui proposti sono molto più accessibili rispetto ai NAV dei fondi per investire nell’acqua presentati in precedenza. Tendenzialmente anche i costi di un ETF sono più bassi rispetto a quelli di un fondo gestito attivamente.

Bisognerà, però, valutare i rendimenti. I fondi attivi potrebbero rendere di più rispetto agli ETF. Questo andrà valutato caso per caso leggendo i KIID degli ETF e analizzando i grafici dei prezzi.

Investire in azioni dell’oro blu

E se invece volessimo investire in azioni dell’oro blu? In Italia troviamo le nostre multi-utility principali quali Iren (IRE), A2A, Hera (HER), Acea (ACE).

In Francia spicca Veolia Environnement (VIE) che è attiva anche nel settore delle forniture idriche.

Negli Stati Uniti troviamo A.O. Smith Corporation (AOS), Advanced Drainage Systems Inc (WMS), Evoqua Water Technologies Corp (AQUA).

Nel Regno Unito sono presenti Severn Trent (SVT), United Utilities (UU) e Pennon Group (PNN).

Conclusione

Investire nei fondi dell’acqua rappresenta un interessante opportunità per gli investitori di medio e lungo periodo. Nonostante i rendimenti passati non possano essere rivelatori di quelli futuri, il settore appare promettente almeno per il resto del decennio in corso.

Fino al 2030, infatti, gli investimenti aumenteranno per fare fronte a tutte le sfide che abbiamo elencato in precedenza.

Sull'Autore

Scrittore web freelance dal 2013, scrive di crypto economy dal 2016 e di fintech e mercati azionari dal 2018. Scrive inoltre di economia digitale.Dal 2018 collabora per FXEmpire.it scrivendo di crypto e mercati azionari con particolare attenzione a Borsa Italiana. Inoltre, cura la pubblicazione di articoli formativi a cadenza domenicale per l'area Formazione del sito di FX Empire Italia.

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