I fondi di private credit cosa sono e quanto conviene investire in questa fase storica dell'economia globale? Leggi i pro e i contro.
Non tutte le società e le aziende possono accedere ai mercati pubblici per finanziarsi, alcune trovano quindi utile affidarsi a veicoli che possono offrirgli una linea di credito diretta e negoziata privatamente, anche a fronte di un premio maggiore.
I fondi di private credit sono proprio questa alternativa ai normali canali di finanziamento, alternativi anche alle obbligazioni. Se, dunque, ti stai domandando i fondi di private credit cosa sono, qui troverai una risposta esaustiva alla tua domanda.
Ci occuperemo di analizzare anche i rischi dei fondi di private credit e naturalmente partiremo dalle opportunità che offrono all’investitore.
JP Morgan private bank ci offre una definizione di base dei fondi di private credit, che fotografa nel dettaglio le peculiarità e i rischi di un fondo di private credit.
JP Morgan afferma che di solito il private credit viene considerato una “estensione delle posizioni obbligazionarie esistenti, come potenziale fattore di diversificazione e ottimizzazione del reddito”.
Ma cosa fa il credito privato? Ancora JP Morgan ci spiega che “il credito privato si riferisce ai finanziamenti diretti alle piccole e medie imprese che non possono accedere ai mercati del credito pubblico, ma include anche i mercati dei crediti in sofferenza e delle situazioni speciali”.
Chiaro dunque cos’è il private credit e dove investe un fondo di private credit.
Secondo Goldman Sachs asset management il private credit ha generato un rendimento in eccesso del 3-6% (negli ultimi 10 anni fino al 2023) rispetto all’high yield pubblico e ai prestiti sindacati più in generale.
Il premio è generato dal fatto che le società sono disposte a pagare di più per la certezza e la personalizzazione del prestito offerti dai finanziatori privati.
Dunque per l’investitore nei fondi di private credit si profilano vantaggi sui rendimenti, infatti, i fondi di private credit potenzialmente possono generare un reddito superiore rispetto ai mercati obbligazionari tradizionali, cioè i syndicated high yeld e/o leveraged loan.
La protezione proposta dai fondi di private credit copre dall’inflazione e offre rendimenti dalle prestazioni ottimizzate.
Il private credit ha la duttilità di investire lungo l’intero ciclo economico con un approccio poliedrico, sia nelle fasi di espansione economica che durante le recessioni e la conseguente fase di ripresa economica.
I fondi di private credit investono in più settori industriali e su un’ampia platea di imprese, comprese quelle non quotate in Borsa.
Il private credit può investire in:
Per quanto riguarda i settori più interessanti per il private credit essi dipendono da vari fattori. Gli investimenti possono riguardare settori tradizionali, ma anche le nuove tecnologie.
Alcuni dei temi attuali su cui il private credit sta “puntando le antenne” sono:
Il direct lending è una attività finanziaria di prestito di denaro a piccole e medie imprese tramite fondi di gestione patrimoniale che raccolgono il capitale necessario dagli investitori.
I prestiti sono privati e non sono negoziabili di solito, e il fondo li tiene a bilancio fino a maturazione o all’eventuale rifinanziamento.
Il private credit fondamentalmente serve a fornire denaro in prestito a quelle aziende che non possono o non vogliono utilizzare i canali tradizionali. Per questo le imprese pagano di più e gli investitori potenzialmente possono ottenere rendimenti maggiori.
L’altra faccia della medaglia si chiama rischio del capitale più elevato. Proprio perché il denaro viene prestato attraverso contratti diretti, spesso non vi sono “reti di protezione” nel caso in cui una o più aziende mutuatarie non siano in grado di restituire i fondi ricevuti.
In più i fondi di private credit investono anche nel mercato dei crediti in sofferenza.
Ora le agenzie di rating hanno emesso un alert di rischio nei confronti di alcuni operatori del settore a causa dei default aziendali, i quali nei primi mesi del 2024 hanno raggiunto il livello più alto dal 2009 scrive MF, citando i report di Moody’s e di S&P.
Il rischio maggiore si pone su quei fondi di private credit che presentano una liquidità ridotta e una elevata leva finanziaria. In caso di criticità il rating di tali fondi verrebbe notevolmente penalizzato.
I fondi di private equity con maggiore disponibilità di risorse liquide dovrebbe essere in grado di gestire l’alto livello di insoluti e superare la situazione critica. Tuttavia, va monitorata la politica monetaria delle banche centrali per capire quanto i tassi di interesse “più alti a lungo” incideranno sui portafogli dei fondi di private credit.
A livello globale tra i maggiori operatori nel private credit troviamo JP Morgan e Goldman Sachs Asset Management (456 miliardi di dollari di asset alternativi gestiti solo quest’ultimo), ma anche Alliance Bernstein e ancora Invesco.
Anche UBS è aperta al private credit, come lo è Abrdn e Blackstone. Quest’ultimo ha stretto una partnership con Unicredit per creare un fondo sul private credit.
Abbiamo inserito solo in conclusione questa importante sezione dedicata al profilo di investitore che può investire attraverso i fondi di private credit, perché è giusto che tutti prendano visione degli elementi salienti di questo tipo di veicolo di investimento nell’economia.
Anzitutto è bene avere una buona conoscenza dei meccanismi di funzionamento dei mercati finanziari, ma anche di tutte le strade che le società possono seguire per accedere ai capitali a loro necessari per crescere o proseguire l’attività imprenditoriale.
A questi requisiti di conoscenza minima vanno aggiunti quelli della disponibilità finanziaria. Essendo un ambito non destinato al fai da te, ma alla gestione patrimoniale di medio-alto livello è chiaro che servono capitali di investimento minimi.
Questi ultimi possono essere anche dell’ordine di soli 10mila euro, ma possono esserci dei requisiti di accesso più alti in base alle regole del fondo di private credit.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.