%%excerpt%%Ethereum è un'altra criptovaluta sulla bocca di tutti. Nonostante questo molti saprebbero dire perché esiste e quale potrebbe essere la differenza rispetto a Bitcoin o ad altre criptovalute. Con questo articolo, vogliamo portare un po' di chiarezza su questi aspetti.
Per arrivare a parlare di Ethereum dovremmo cominciare con una breve introduzione per capire da dove arriva e a che cosa serve. Ethereum non è frutto di un processo casuale ma di una serie di decisioni basate su necessità che non venivano soddisfatte dalle possibilità offerte da Bitcoin.
Innanzitutto dobbiamo sapere che Bitcoin, (maiuscolo) è la blockchain che ha introdotto bitcoin (minuscolo), la valuta digitale, che si trova sulla parte superiore della blockchain che non può essere copiata o duplicata.
Una Blockchain è un libro mastro pubblico decentralizzato che registra in modo sicuro e anonimo le transazioni tra le parti, eliminando così l’intermediario. La parola “blocco” si riferisce al modo in cui i dati vengono archiviati; su blocchi. Qualsiasi transazione viene trasmessa a tutti i nodi sulla blockchain che devono verificare la transazione. Il potere della tecnologia blockchain è immutabile, irreversibile e decentralizzato ed è stato così rivoluzionario che altri concorrenti hanno deciso di creare una propria tecnologia blockchain e di introdurre nuovi blockchain con funzioni diverse oltre alla prima versione con Bitcoin.
Nel caso di Ethereum, lo scopo dichiarato del suo fondatore, Vitalik Buterin, è l’esecuzione di contratti intelligenti, app decentralizzate (DApp) e organizzazioni autonome. Come dichiarato sul sito ethereum.org, Ethereum “consente agli sviluppatori di creare Marketplace, archiviare registri, spostare fondi secondo precise istruzioni (come nel caso di un testamento o contratti futures) e molte altre cose che non sono ancora state inventate, tutte senza intermediari”.
Lo stesso sito dichiara che Ethereum è finanziato grazie al bootstrapping e alla vendita di Ether (ETH). Se Bitcoin è la blockchain alla base di bitcoin, Ethereum è la blockchain alla base della moneta digitale o “token” chiamato Ether. Come nel caso di Bitcoin, Ethereum usa una metodologia chiamata Proof of Work per convalidare le transazioni sulla blockchain. Di fatto Ether è la ricompensa per chi svolge la Proof of Work. Questo è importante, perché ogni volta che gli sviluppatori eseguono un contratto intelligente o eseguono transazioni utilizzando la blockchain di Ethereum, devono tenere in considerazione questo aspetto.
Per essere precisi, dobbiamo dire che il metodo di valutazione utilizzato da Bitcoin ed Ethereum ha delle criticità che lo rendono poco efficiente. Per questo motivo la velocità delle transazioni, ossia il numero di transazioni al secondo, è relativamente bassa rispetto ad altre criptovalute come XRP o a mezzi tradizionali come Visa e PayPal.
Per ovviare a questo problema, si sta discutendo sul fatto che Ethereum dovrebbe passare a un modello di Proof of Stake, che è un modo diverso di convalidare le transazioni e raggiungere un consenso sulla blockchain. Per il momento ci basta sapere che Proof of Work e Proof of Stake sono due meccanismi di validazione diversi con potenzialità e criticità diverse.
Innanzi tutto, Ethereum offre molte più funzionalità rispetto a Bitcoin, il che lo rende attraente per gli sviluppatori per una serie di motivi. Mentre le transazioni Bitcoin sono transazioni multi-firma che vengono eseguite solo quando due parti o più consentono ad essa, Ethereum, consente a chiunque di eseguire programmi e applicazioni su di esso. Pertanto si può eseguire codice decentralizzato e creare nuovi prodotti o persino una nuova criptovaluta.
Uno dei più noti effetti che vediamo recentemente sono le Initial Coin Offering (ICO). Una ICO costruisce nuovi prodotti, token o criptovalute, basati sulla blockchain di Ethereum. Questo offre una grande versatilità ad Ethereum che risulta essere sia una piattaforma che un ecosistema, al contrario di Bitcoin, che in gran parte gestisce solo bitcoin.
Una seconda caratteristica interessante di Ethereum (e Bitcoin) è il fatto di essere open-source. Ogni nodo nella blockchain memorizza gli stessi dati. Poiché chiunque può creare applicazioni e prodotti in cima alla blockchain di Ethereum i loro contratti possono utilizzare Ether come valuta o creare e emettere la propria valuta o token. Con la esecuzione di contratti intelligenti non sono necessarie terze parti o intermediari, pertanto il meccanismo di fiducia diviene praticamente irrilevante.
Gli smart contract, noti anche come applicazioni distribuite, sono come i contratti reali ma la peculiarità di essere interamente digitali e non necessitare di intermediari. Uno smart contract può essere pensato come un software basato sulla blockchain.
Attraverso Smart contract è possibile scambiare denaro, proprietà, azioni o qualsiasi cosa di valore in modo trasparente e senza conflitti evitando i servizi di un intermediario. Il contratto definisce le regole e le sanzioni relative a un accordo allo stesso modo di un contratto tradizionale, ma applicano automaticamente tali obblighi. Di fatto è l’insieme dei partecipanti alla blockchain che valida il contratto, pertanto non c’è la necessità di intermediari.
Facciamo un esempio per chiarire come potrebbe funzionare uno Smart Contract.
Supponiamo di voler comprare un’auto a rate. Nel contratto saranno definite alcune clausole tra cui la rata mensile dovuta e le tempistiche di pagamento. Uno smart contract potrebbe essere in grado di verificare il pagamento della rata dovuta entro i tempi dovuti al fine di permettere l’utilizzo dell’auto. Nel caso in cui questo non avvenga nei modi prestabiliti, lo smart contract dovrebbe essere in grado di bloccare l’utilizzo dell’autovettura bloccando un componente software. Il blocco avverrebbe fino al pagamento della rata e di eventuali interessi sulla stessa.
Di fatto, le casistiche sono infinite e quello nominato è soltanto uno dei casi possibili. In questo modo, non è necessario un intermediario legale per obbligare il pagamento. Se questo sembra futuristico e lontano, pensiamo all’avvento dell’Internet of Things, agli smart objects e più in generale dell’incremento della componente software in tutti i prodotti fisici. La parte software può essere facilmente modificata da remoto senza limiti temporali o geografici. Con questa possibilità, è certamente possibile l’enforcement di uno smart contract tramite un meccanismo di if-else con effetti nel mondo reale e sul comportamento di prodotti fisici.
In generale possiamo affermare che gli smart contract funzionano in maniera molto simile ai contratti tradizionali ma con la differenza che la validazione e l’enforcement potrebbero essere parzialmente o completamente automatizzati.
Perdere uno smart contract è praticamente impossibile. Dato che gli smart contract sono archiviati sulla blockchain, tutto è distribuito e nessuno ha il possesso completo del contratto. Inoltre, essendo basati sulla blockchain, gli smart contract ne ereditano alcune interessanti proprietà.
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Come già detto, gli utilizzi di uno smart contract sono pressoché illimitati. È un po’ come chiedersi come potrebbe essere utilizzato un contratto tradizionale. Per fare alcuni esempi potemmo pensare al settore bancario, assicurativo, immobiliare e così via.
Come si vede sempre più recentemente, l’utilizzo per la raccolta di fondi tramite ICO sembra essere il prevalente. Tuttavia, nel futuro si avranno utilizzi certamente più eterogenei e in alcuni casi potrebbe diventare lo standard.
Sebastiano ha un background in Business Administration con esperienze di studio alla Boston University. Dopo i suoi studi ha proseguito la sua carriera come consulente in aziende quali Accenture e Deloitte. In entrambi i casi si è focalizzato in ambito fintech coniugando la passione per la tecnologia al suo lavoro. Attualmente scrive di come la tecnologia influenza l’economia su alcuniportali online.