La Popolare di Vicenza non subirà il procedimento di bail-in. È quanto affermato da Alessandro Penati, presidente di Quaestio Capital, il gruppo che
La Popolare di Vicenza non subirà il procedimento di bail-in.
È quanto affermato da Alessandro Penati, presidente di Quaestio Capital, il gruppo che gestisce il fondo Atlante che vanta il 99,3% della banca veneta.
Una dichiarazione figlia di un dato di fatto, vale a dire l’aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro sottoscritto proprio per scongiurare la procedura contenuta nella direttiva europea Brrd.
Per tener fede al suo impegno, Penati ha inviato una lettera ai principali quotidiani spiegando la propria posizione e quella di Atlante, evidenziando “con chiarezza che il massiccio aumento di capitale è stato richiesto entro tempi certi dalle autorità di vigilanza. La mancata sottoscrizione dell’intero aumento di capitale avrebbe comportato l’imposizione del meccanismo di risoluzione; come insegnano le recenti esperienze delle quattro banche del centro Italia, si sarebbero azzerati anche i risparmi degli obbligazionisti, imposti pesanti tagli di occupazione e una stretta creditizia”.
Un’ufficializzazione netta di un orientamento favorevole e responsabile verso gli obbligazionisti, che possono guardare al futuro con più sicurezza.
Da qui, il Presidente di Quaestio Capital ne approfitta per ricordare la funzione di Atlante, oltre che la sua ratio, affermando che il fondo “è nato proprio per scongiurare questa eventualità. E c’è riuscito. Non voglio in alcun modo minimizzare le sofferenze di tanti soci che hanno perso ingiustamente i loro risparmi; voglio solo rammentare che si era sull’orlo del precipizio. Ma ora la banca è in totale sicurezza”.
Nella fattispecie, Penati dimostra trasparenza e disponibilità, rendendo edotto il pubblico sulle modalità che guideranno il funzionamento di Atlante relativamente alla banca vicentina: “posso già dire che mi impegno affinché i soci non compromessi con le gestioni passate avranno in futuro diritto ad acquisire azioni a 0,10 euro, lo stesso prezzo pagato da Atlante, qualunque sarà in futuro il valore della banca. Questo diritto non costerà loro nulla. Assieme ad altre iniziative che la banca studierà, vogliamo ristabilire un clima di fiducia, prodromo di un circolo virtuoso a vantaggio di tutti”.
Interessante e sorprendente udire un manager parlare di fiducia: un segnale importante che induce a prendere sul serio l’attività del super fondo che si candida a rivestire un ruolo cruciale nella gestione e nello smaltimento dei crediti deteriorati tricolore.
Per meglio comprendere la portata dell’operazione compiuta da Atlante è utile soffermarsi su quanto detto dal n.1 di Quaestio Capital sull’aumento di capitale della Pop: “il prezzo di 10 centesimi pagato da Atlante per l’aumento di capitale da 1,5 miliardi corrisponde a più di un terzo del patrimonio tangibile della banca, un multiplo ben superiore a quello della maggioranza delle banche italiane quotate in questo momento. Per quanto possa apparire sorprendente, il fondo ha dunque pagato un prezzo elevato”.
Slogan autoreferenziali a parte, bisogna riconoscere come una realtà finanziaria della tipologia di Atlante si appresti a diventare un punto di riferimento in Italia, conferendo linfa vitale a realtà bancarie dal passato di rilievo, come la Popolare di Vicenza, che possono sorridere e guardare al futuro con una solidità che sembrava essersi persa nel buco nero del presunto bail-in.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.