Pil Italia da record, ecco quali fattori lo hanno spinto nel trimestre e quali invece i rischi per il sistema imprenditoriale.
Ma come ha fatto l’Italia a far registrare una ripresa così sostenuta con un Pil cresciuto del +2,7% nel secondo trimestre e cresciuto del +17,3% in termini tendenziali? Una crescita così sostenuta che ha fatto rivedere anche le stime annuali, non si parla più di un +4%, ma di un +6% di Pil nel 2021.
Ebbene la risposta sta nella capacità delle industrie italiane di mantenere la filiera durante la pandemia, di aver saputo mantenere i clienti durante i mesi di chiusura dei confini e delle produzioni.
Non tutti ci sono riusciti, sia chiaro, ma una ricerca di Confindustria Lombardia riporta che il 65% delle imprese è riuscita a mantenere la sua quota di mercato estero, lo scrive l’Economia del Corriere.
L’export, quindi, è una delle chiavi fondamentali del successo. L’Italia dipende (forse anche troppo ora) dall’export, tanto che il 45% del fatturato delle industrie lombarde, dice ancora la ricerca di Confindustria Lombardia, dipende dalle vendite all’estero.
Un grande successo che non riguarda solo la Lombardia, ma anche il Veneto e l’Emilia-Romagna, che insieme formano una sorta di triangolo industriale, di motore di spinta dell’economia italiana.
L’Italia è un paese di individualità e le decine di migliaia di microimprese ne sono un esempio lampante. Preferiamo avviare la nostra microimpresa, piuttosto che fare sistema insieme ad altri.
Ma la lezione della pandemia ha fatto comprendere ad alcune imprese che nel “new normal” per competere serve fare sistema, squadra (vedasi la vittoria della nazionale di calcio agli Europei 2020 dopo 53 anni).
Fare squadra e non affidarsi alle individualità perché alla fine si torna a casa molto in fretta (vedasi la pallavolo alle Olimpiadi di Tokyo 2020).
E così in Veneto sono in corso degli accorpamenti societari volti ad aumentare la dimensione media, con iniziative di investimento ad opera del private equity, spiega l’Economia del Corriere. Sono coinvolte società di investimenti come 21 Investimenti, il fondo Alcedo, VeNetwork e i patrimoni di famiglie industriali italiane.
Stanno nascendo anche fondi che investono nelle piccole e medie imprese di successo.
Il processo di concentrazione si sta verificando anche in Emilia-Romagna, dove le imprese si concentrano all’interno delle singole filiere, in particolare nel packaging e nell’impiantistica. Le aziende che si accorpano hanno dimensioni medie, con capitalizzazione intorno ai 10 milioni di euro.
Assurdo vero? Ma siamo sempre qui a dire la stessa cosa. Da una parte abbiamo chi pensa al reddito di cittadinanza e dall’altra abbiamo aziende che non trovano lavoratori.
In Veneto cercano elettricisti, autisti, manutentori e impiegati amministrativi, ma non si trovano. La gravità del fenomeno è tale che potrebbe causare anche la mancata ripresa.
Molte imprese italiane si sono svegliate e durante la pandemia, quando le attività erano chiuse un po’ in tante parti del pianeta, loro facevano bene i compiti a casa e si preparavano a cavalcare la digitalizzazione.
Purtroppo, però, la digitalizzazione non avanza ovunque allo stesso modo. Infatti l’Economia del Corriere fa notare che in Italia si sta creando una polarizzazione su due fronti opposti: da un lato chi ha compreso e sta digitalizzando, dall’altra chi pensa di poter rinviare ancora.
All’investitore lasciamo le sue considerazione su quelle imprese che non innovano. Aggiungiamo solo: guardare la fine di Kodak e Blockbuster nei rispettivi business.
E se la produzione industriale è ripresa alla grande riuscendo in Lombardia addirittura a battere nettamente i risultati fatti registrare nel 2019, l’artigianato non riesce a seguire a dovere il trend rialzista.
Ad ogni modo l’Industria 4.0 cresce e l’industria del mobile adotta le nuove tecnologie, almeno in quelle imprese più avanzate.
Serve fare rete anche agli artigiani, in modo trasversale con imprese di altri settori che possano aiutarle a fare il salto di qualità per abbracciare la digitalizzazione.
In un mondo dove le notizie si apprendono spesso attraverso i social media, chi non c’è con una strategia appropriata semplicemente non esiste.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.