Le obbligazioni cinesi in valuta renmimbi come strumento d’investimento possono arricchire il portafoglio e fornire una mitigazione dei rischi.
L’affascinante oriente per la sua cultura e le sue strutture architettoniche, da tempo affascina anche gli investitori attraverso opportunità che gli consentono di ampliare il portafoglio, aggiungendo ad esso classi di attività difensive.
Tra queste troviamo le obbligazioni cinesi in valuta locale renmimbi, che può contare su un mercato molto ampio: 16 mila miliardi di dollari di controvalore.
Il mercato delle obbligazioni cinesi in renmimbi ha superato la crisi scatenata dalla pandemia in modo egregio e secondo le analisti di Pictet, pubblicate da Financialoiunge, la loro stabilità è paragonabile a quella dei Treasury USA.
Queste obbligazioni si sono infatti dimostrate abbastanza stabili ed hanno oscillato in intervalli di prezzo ristretti rispetto al resto del mercato internazionale, una caratteristica non da poco quando si cercano classi di attività in grado di mitigare i rischi.
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A premiare la Cina le riforme fatte nel settore del mercato dei capitali, che è stato maggiormente liberalizzato.Queste riforme hanno consentito a società come FTSE Russell di costituire indici dedicati alle obbligazioni cinesi o a inserire le obbligazioni in renmimbi nei principali indici obbligazionari globali.
Questa approvazione data al mercato obbligazionario cinese, ha comportato una forte espansione del debito in renmimbi detenuto dagli investitori stranieri che ha subito un incremento del 50% a dicembre 2020, rispetto al 2019.
Tuttavia si fa notare che dei 9.500 miliardi di USA gestiti dai fondi pensione di società di asset management o pubblici di livello globale, le obbligazioni cinesi rappresentavano soltanto lo 0,26% (al terzo trimestre 2020).
Il debito in renmimbi, questa è la riflessione da fare, potrebbe dimostrarsi una soluzione di copertura interessante rispetto agli attivi più rischiosi detenuti dall’investitore nel portafoglio finanziario.
Di particolare interesse per l’investitore non cinese il programma Bond Connect che consente di operare da Hong Kong anche se non si possiede di un conto locale.
Questo programma ha come obiettivo l’attrazione anche di fondi stranieri per consentire un più rapido sviluppo della gestione patrimoniale in Cina.
Il rendimento delle obbligazioni cinesi, si fa notare, è in media del 2,9% sulle scadenze a 5 anni: rendimenti interessanti se paragonati a quelli di nazioni sviluppate.
Altro fattore a favore delle obbligazioni cinesi, la non correlazione stretta con le classi di attivi globali principali: obbligazioni ed azioni.
L’investitore dovrebbe tenere in considerazione anche la maggiore internazionalizzazione del renmimbi, sempre più presenta anche in altri mercati e usato come moneta di scambio.
Da non sottovalutare l’ammodernamento del sistema di pagamento della Cina che, dopo aver creato un sistema di compensazione e regolamento per le transazioni, ora punta decisamente alla valuta digitale (CBDC) che risulta essere in avanzata fase test.
Il renmimbi nei prossimi anni potrebbe addirittura superare la sterlina britannica in termini di riserve internazionali.
Rispetto ad alcuni piani occidentali di una transizione energetica da accelerare o provare a ultimare entro il 2040-2050, la Cina ha annunciato un piano al 2060 che tiene conto della sua storia industriale più recente.
Serviranno migliaia di miliardi per realizzare gli obiettivi del governo, che saranno raccolti attraverso green bond, che la Banca centrale cinese ha promesso di meglio regolamentare per facilitarne l’accesso e per offrire le migliori garanzie agli investitori.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.