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NYSE, delisting società cinesi, anzi no: ripensamenti

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Jan 5, 2021, 09:57 GMT+00:00

Il NYSE prima rende noto il delisting di tre società cinesi delle telecomunicazioni, poi ci ripensa. Ecco perché la Cina serve agli USA.

NYSE

Prima la Borsa di New York annuncia il delisting di tre società cinesi dal suo listino per assecondare la nuova normativa voluta (bipartisan) dalla politica statunitense per contrastare il governo cinese che possiede partecipazioni in tali società quotate, ma poi arriva il ripensamento e il NYSE annuncia che China Mobile, China Telecom e China Unicom non saranno più espulse dalla Borsa.

E pensare che il NYSE ne aveva annunciato il delisting solo quattro giorni fa perché le tre società sarebbero legate alle forze armate cinesi.

Alla luce di ulteriori consultazioni con le autorità di regolamentazione in connessione con l’Office of Foreign Assets Control FAQ 857, il New York Stock Exchange LLC (NYSE) annuncia che NYSE Regulation non intende più procedere all’azione di delisting in relazione alle tre società citate a seguire, come annunciato il 31 dicembre 2020”.

Questo lo scarno comunicato emesso dalla società che gestisce la Borsa di New York, per annunciare il ripensamento.

Al momento le società continueranno ad essere listate e tradate sul NYSE. NYSE Regulation continuerà a monitorare l’applicabilità dell’Ordine esecutivo 13959”, si legge ancora nella nota stampa.

A Wall Street ci hanno ripensato perché Donald Trump ora sta per andare via e si insedierà il nuovo presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden, che ha una visione dei rapporti USA-Cina diversi dal suo predecessore?

La posizione di S&P e di FTSE Russell

Le principali società di gestione di indici azionari e strumenti finanziari quotati presso le Borse americane hanno reso noto che si piegheranno alla decisione di Donald Trump.

Lo hanno annunciato sia Standard & Poor’s che FTSE Russell, ma anche Dow Jones Indices ed MSCI hanno scelto di allinearsi per non subire contraccolpi.

La posizione espressa dalla Cina

Le autorità cinesi dal canto loro bollano come politiche le scelte dell’amministrazione statunitense e credono che venga così distorta la concorrenza e danneggiato il mercato finanziario.

Secondo il China Security Regulatory Commission non verrebbero tenuti in considerazione le situazioni delle compagnie oggetto del delisting e non verrebbero tutelati i diritti legittimi degli investitori globali.

La visione Biden

Joe Biden la vede diversamente da Donald Trump, quest’ultimo ha sempre attuato una strategia dura contro la Cina e il più delle volte unilaterale.

Joe Biden, all’opposto, anche se nell’immediato non cambierà quanto firmato e fatto dal suo predecessore in questi quattro anni alla Casa Bianca per tenere a bada l’espansione della Cina, ha già manifestato l’intenzione di cambiare l’approccio.

Il nuovo presidente USA è un tipo che dialoga, non uno che detta decisioni agli altri.

NYSE e la perdita di centralità

Da un punto di vista strettamente legato alle scelte del NYSE, la scelta sarebbe stata mutata all’ultimo istante per evitare di perdere consistenza a livello globale.

Le aziende cinesi quotate a Wall Street valgono 144 miliardi di dollari di investimenti, che così proseguendo migrerebbero su altre Borse mondiali, tra cui quella di Hong Kong dove le tre società cinesi sono quotate.

Nella pratica, l’ordine esecutivo di Trump non solo tocca gli interessi della Cina ma squassa anche quelli degli investitori e delle imprese statunitensi.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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