Momento Commodity, investire su chi le estrae potrebbe rendere di più che investire sulle materie prime stesse? Ecco come stanno le cose.
In questi ultimi anni alcuni metalli preziosi sono saliti molto, tra questi il palladio e più di recente il platino, entrambi considerati metalli della transizione energetica. L’oro nel 2020 ha catalizzato le paure degli investitori in particolare nella prima fase della pandemia, quando si credeva che stesse per abbattersi la fine del mondo sull’umanità, ma così non è stato.
E poi c’è il rame che ha subito un netto balzo in avanti nel suo prezzo negli ultimi mesi, ma anche il nichel, il litio e il cobalto.
Ora ci si domanda se si tratta solo di un momento passeggero o di un cambiamento in atto che ha fatto comprendere agli investitori che in realtà per le materie prime non era finita, ma solo attendevano il momento che maturassero determinati cambiamenti.
Ebbene probabilmente è proprio così a giudicare da quanto suggerisce Berenberg a Milano Finanza.
Prima di investire nelle commodity è bene tenere in considerazione quelli che sono e saranno gli sviluppi sociali, economici e tecnologici accelerati dalla pandemia.
Alla base di tutto ciò c’è lo sviluppo di una nuova infrastruttura digitale a supporto di Internet che richiederà la stesura di cavi, serviranno quindi tecnologie nuove capaci di supportare il cambiamento in atto.
Cosa c’entrano i cambiamenti economico-sociali con le materie prime? Molto, perché per dotare le società di nuove tecnologie serviranno le materie prime e in particolare i metalli: tutti.
L’idrogeno, una delle grandi promesse di questo decennio ha bisogno di metalli come il platino e il palladio.
Per l’elettrificazione delle autovetture serviranno batterie in quantità industriale, ed ecco l’uso massiccio del cobalto e di altri metalli.
Per sostenere la nuova domanda serviranno quindi le società minerarie impegnate nell’estrazione dei minerali, e serviranno nuovi investimenti per sostenere la domanda prevista crescere nei prossimi anni.
Da qui si può dedurre che il ruolo delle società minerarie quotate in Borsa sarà centrale e quindi il loro valore potrebbe crescere nei prossimi anni.
Da non scartare anche quelle società che si occupano di recupero delle materie prime da beni esausti. Renault e Volkswagen hanno avviato dei centri per il recupero delle batterie usate da cui estrarre i preziosi metalli, i quali verranno riutilizzati per la produzione di nuove batterie.
Quellaveco e Woodsmith, e Bhp sono tra le società di cui tenere conto.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.