La Manifattura in Cina mai meglio di così da 10 anni a questa parte, ed è già post-pandemia nell'impero di Xi Jinping, ma le criticità ci sono.
Cos’è la pandemia? Si stanno domandando in Cina ormai da mesi. Da loro è post-pandemia, o almeno così ci vogliono far credere… Tuttavia i dati economici parlano e dicono che l’impero di Xi Jinping ha una manifattura che è ai massimi dell’ultimo decennio.
Sono infatti stati pubblicati gli ultimi dati di Caixin e Markit che valutano lo stato di salute della manifattura cinese e appare in ottima forma.
Secondo il Caixin China General Manufacturing Purchasing Managers Index (PMI), l’indice è salito a 54,9 punti in novembre mentre ad ottobre era a 53,6 punti. Si tratta del miglior mese di novembre dal 2010. Gli analisti si attendevano un 53,5 punti ed invece sono stati sorpresi da questo positivo rafforzamento, che porta quasi definitivamente la Cina fuori dalla pandemia prima di tutti.
La domanda di beni di consumo rivolta alla manifattura cinese aumenta, così come aumenta l’occupazione che cresce tornando sui livelli di maggio del 2011.
Ma aumentano al contempo anche gli acquisti da parte delle imprese cinesi, ed aumentano le scorte di materia prima e di prodotti finiti, sintomo che l’industria cinese si attende di aumentare ulteriormente la sua produzione.
Caixin e Markit prevedono una manifattura cinese in costante espansione anche nei prossimi mesi. L’attesa è infatti per una “ripresa economica nell’era post-pandemia” che dovrebbe continuare per diversi mesi, scrive Teleborsa.
Le incertezze comunque ci sono e riguardano il resto del mondo ancora alle prese con una forte diffusione del coronavirus. Ecco perché l’analisi di Caixin sottolinea come bisognerà che il governo cinese sia prudente nel ritirare le politiche di allentamento utilizzate durante la pandemia, servirà una attenta pianificazione per evitare di azzoppare la ripresa a causa delle incertezze che permangono “dentro e fuori la Cina”.
La vendetta di Donald Trump, perdente alle presidenziali USA 2020, non si ferma e così ora agisce anche sulla blacklist delle imprese cinesi. La sua amministrazione ha aggiunto nuove imprese cinesi alla lista nera e con le quali quelle statunitensi non potranno fare affari.
Si tratta di imprese ritenute impegnate nella produzione di componenti militari per il governo cinese. Ma Trump ha intenzione di mettere nella blacklist anche SMIC, produttore di chip, e CNOOC produttore di petrolio e gas naturale.
Il problema potrebbe scattare per gli investitori statunitensi o per chi è coinvolto in partecipazioni riferite a queste imprese, riporta la CNBC.
Vediamo come sono andate le borse asiatiche per concludere.
L’indice SSE della Borsa di Shanghai ha chiuso in aumento del +1,77% a quota 3.451,94 punti base (+60,18), registrando il massimo da un anno a questa parte.
Passiamo al SZSE Component Index della Borsa di Shenzhen, che sale di un ottimo +1,90% a quota 13.930,38 punti base (+260,26). L’indice resta così sui massimi ad un anno, un andamento positivo che prosegue da luglio 2020.
L’Hang Seng Index della Borsa di Hong Kong è risalito del +0,86%, portandosi a 26.567,68 punti base (+226,19), mostrando segnali di ripresa parziale rispetto a quanto perso in marzo di quest’anno.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.