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Lo yen giapponese continua a deprezzarsi mentre Abe è pronto a indire nuove elezioni

Pubblicato: Nov 13, 2014, 19:38 GMT+00:00

Lo yen giapponese prosegue la sua discesa: dopo aver toccato un minimo-record al livello di prezzo 116, per la prima volta dallo scoppio della crisi

Lo yen giapponese continua a deprezzarsi mentre Abe è pronto a indire nuove elezioni

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Lo yen giapponese prosegue la sua discesa: dopo aver toccato un minimo-record al livello di prezzo 116, per la prima volta dallo scoppio della crisi economica la divisa del Giappone è scambiata in ribasso a 115,74. Politici e autorità monetarie hanno su di sé tutte le attenzioni dei trader: ieri il primo ministro Abe ha affermato che non autorizzerà il previsto rialzo dell’iva fissato per la prossima primavera a causa di una crescita salariale e di una spesa in consumi ancora troppo basse. Abe, che aveva ideato il piano delle Tre frecce per rimettere in sesto l’economia del Giappone, deve ora fare i conti con il gran numero di politici e di economisti convinti che il suo programma economico sia un fallimento. Anche per questo motivo, è pronto a tornare alle urne per chiedere la fiducia degli elettori. La Banca del Giappone continua frattanto a sostenere le politiche del governo e, a sorpresa, lo scorso 31 ottobre ha annunciato un enorme programma di stimoli monetari in aggiunta all’allentamento già in essere. Uno dei membri dell’istituto fra quelli che il 31 ottobre votarono sì al nuovo programma di stimoli ha affermato che le nuove misure aumenteranno la probabilità di centrare l’obiettivo inflazionistico a partire dall’ottobre 2015, motivo per cui l’istituto centrale dovrebbe anche iniziare a pensare a una exit-strategy una volta che le politiche monetarie accomodanti non saranno più necessarie. Secondo il membro del Consiglio direttivo BoJ Ryuzo Miyao, presto l’istituto inizierà a studiare come ridurre gli acquisti di asset finanziari dalle banche private, così come tornare a una politica più convenzionale per influenzare i tassi d’interesse di breve periodo. L’istituto centrale nipponico potrebbe dunque imboccare la stessa strada già intrapresa dalla Fed statunitense.

Nel corso della sessione europea del martedì, il dollaro Usa è lievitato brevemente oltre quota 116 yen per la prima volta negli ultimi 7 anni, a fronte delle voci secondo le quali il primo ministro Abe avrebbe rimandato al prossimo ottobre il rialzo dell’iva previsto dall’8 al 10%.

La banconota verde è quindi calata sotto i 115,50 yen non appena il capo-segretario di Gabinetto Yoshihide Suga ha negato con forza la veridicità delle notizie diffuse dalle agenzie di stampa secondo le quali l’amministrazione Abe sarebbe stata intenzionata a posporre all’aprile 2017 il rialzo dell’iva, peraltro spuntando in maniera abbastanza netta i guadagni realizzati sino a quel momento dagli indici borsistici giapponesi.

Secondo un broker valutario, il mercato delle valute teme con forza le incertezze legate alle prossime mosse del premier Abe e, in particolare, alla possibilità che finisca per sciogliere la Camera bassa del Parlamento per indire delle elezioni-lampo subito dopo aver annunciato il rinvio del rialzo dell’iva. Stamattina la produzione industriale del Giappone ha frattanto stampato una lettura migliore delle previsioni, pur impattando in maniera quasi marginale sulle quotazioni del JPY.

Stamane il dollaro Usa viaggia ancora in territorio positivo, lievitando di 2 punti sino a 87,92 e dopo aver superato il livello di prezzo 88 in apertura di settimana. La forza del dollaro sta facendo scivolare le quotazioni delle valute legate al prezzo delle materie prime, con l’Aussie caduto a 0,8694 e il Kiwi a 0,7869. Le divise asiatiche sono in attesa di una serie di dati economici provenienti dalla Cina, fra i quali figurano i nuovi prestiti e gli investimenti fixed asset così come l’andamento della produzione industriale. Il dollaro australiano è stato il protagonista di una formidabile ascesa nei confronti dello yen nipponico sin dall’annuncio BoJ datato 31 ottobre di un incremento del proprio programma di acquisto-titoli al fine di rimettere in moto l’economia del Giappone.

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