Ieri introducevamo parte della recente disamina fornita dalla Banca dei Regolamenti Internazionali riguardo Libra e la fintech, un’anticipazione dove
Ieri introducevamo parte della recente disamina fornita dalla Banca dei Regolamenti Internazionali riguardo Libra e la fintech, un’anticipazione dove l’ente finanziario di Basilea illustrava dinamiche e prospettive della tecnofinanza, senza risparmiare un monito sui rischi.
Quei rischi di cui tratteremo approfonditamente oggi.
La BRI prende le mosse dalla dimensione di complementarità possibile tra il comparto tecnologico e quello finanziario.
I settori di cui sopra si prestano a molteplici collegamenti in virtù dei caratteri distintivi ben delineati, elementi cardine e punti di forza di ciascuno.
Nel dettaglio, non può dimenticarsi come l’universo finanziario abbia da offrire capitale, rapporti consolidati con l’utenza e una rilevante presenza sui mercati occidentali, la cui floridità non può essere sottovalutata. Il che è arricchito da una solida strutturazione, caratteristica fondamentale del sistema di riferimento.
L’ambito tech al contempo è conosciuto per essere un forte incubatore di dati, un catalizzatore d’intermediazione e semplificazione dello stesso processo, un volano per il raggiungimento di quei mercati di difficile accesso alle banche e una capacità maggiore di operare a livello internazionale, globale.
La BRI sottolinea come questa complementarità troverebbe un incremento se il sistema bancario fornisse maggiori informazioni, tali per cui si assisterebbe a un decremento dei costi conoscitivi dell’utenza, che aprirebbe risvolti specifici interessanti: uno tra tutti, il controllo dei debitori.
Senza dimenticare la delicata gestione dei flussi di denaro, pratica complicata ma essenziale per ogni tipo di transazione.
D’altra parte, da Basilea si dicono sicuri che le nuove tecnologie permetterebbero un disimpegno importante in ordine ai flussi di cui sopra, alleggerendo tutto quel novero di intermediari cui conseguirebbe una diminuzione dei costi commissori.
La BRI conclude sul punto affermando come quanto espresso sia condizione necessaria affinché il mondo bancario possa confluire nel progetto Libra.
Tale conclusione è da ricondursi in un’ottica di abbassamento dei rischi endemici connessi a un progetto ambizioso come quello dei 29.
Rischi che è opportuno affrontare.
La Banca dei Regolamenti Internazionali parla di rischi in un’accezione di limiti.
Questi limiti costituiscono uno spartiacque importante, in quanto hanno riguardo un orizzonte che non andrebbe superato in virtù della specificità della posizione degli intermediari.
È bene andare con ordine.
Secondo l’argomentazione della BRI, gli intermediari vantano una posizione di forza consolidata nel tempo, ponendosi come struttura accentratrice di ogni genere di vantaggio generato dalla supremazia in ordine alla concorrenza. In parole povere, la detenzione di ingenti quantità di dati innalza tali soggetti a una dimensione di superiorità che trascende il concetto di privacy, dal momento che una simile disciplina risulta si stringente, ma appannaggio di forti gruppi che gestiscono il flusso di informazioni a proprio piacimento operando da stazione di trasmissione l’uno con l’altro.
Per questo, la propensione delle big tech verso la finanza è una naturale conseguenza della loro base di Data Analytics, Network Externalities e Interwoven Activities. Paroloni che indicano una stretta interdipendenza tra tre ordini di elementi che attraverso un reciproco stimolo strutturano l’intero settore, fornendo il sistema delle informazioni digitali come lo conosciamo oggi.
Il problema, secondo la BRI, sta proprio in questo oligopolio di gestione, tratto anticipato sopra in ambito di trasmissione di informazioni.
Sì perché una situazione siffatta consegna un potere enorme nelle mani di grandi gruppi privati, facilitati nell’aggirare normative e regolamenti e capaci di influenzare mercati, flussi, investimenti e quant’altro.
Quanto affermato sopra è connaturato nel modello di business di big teche IT (information technology), proprio perché il ritorno economico è l’obiettivo finale della loro attività. Un obiettivo legittimo che però secondo la banca centrale delle banche centrali deve conformarsi in maniera stringente alla normativa vigente.
Un esempio di conformità regolamentare si ritrova nel caso italiano dell’AGCOM, quando nel mese di giugno da Via Isonzo si è richiesta la dotazione di poteri speciali per vagliare nel dettaglio il progetto Libra e delineare un parere nel merito.
I rischi di Libra, peraltro non dissimili da altre cripto, ma più profondi, sono diversi.
Ammettere un mercato in cui un attore operi in maniera trasversale raccogliendo dati, esercitando azione d’intermediazione, ponendosi da organo di controllo e vigilanza, elaboratore di flussi di valuta, gestore della pubblicità, appare come sistema chiuso e senza regolamentazione dove ogni scelta sarebbe influenzata e direzionata dal fornitore.
L’utente finale si troverebbe nella curiosa situazione di investire in maniera direzionata e non libera, per questo la BRI suggerisce come sia necessaria una cautela regolamentare e strutturale che non ammetta derive autoreferenziali.
Un’analisi di cui si comprende la ratio e la cui condivisione sembra pacifica e senza ombre.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.