Stamattina il dollaro neozelandese, altrimenti conosciuto come “kiwi”, è stato il protagonista di un brutto capitombolo a seguito dell’intervento del
Parlando davanti a una platea di agricoltori, Wheeler ha infatti affermato: “Nel caso in cui la nostra valuta dovesse rimanere particolarmente apprezzata a fronte di un peggioramento dei fondamentali economici, quali un periodo prolungato di riduzione dei prezzi delle merci destinate all’export, la banca centrale avrà tutto l’interesse a intervenire sul mercato dei cambi vendendo dollari neozelandesi”.
Secondo Wheeler un kiwi particolarmente forte “sarà un elemento di cui tener conto nella nostra valutazione su entità e tempistiche di un rialzo del tasso ufficiale di sconto”.
Gli analisti economici hanno ricordato che la Rbnz aveva effettuato annunci analoghi anche in passato, benché le implicazioni sui tassi d’interesse non siano state affatto sottovalutate sui mercati domestici.
Il capo economista di ASB, Nick Tuffley, che scommette su un’altra escursione di 25 punti base per giugno, ha affermato: “Per quest’anno ci aspettiamo che l’apprezzamento del dollaro neozelandese ridurrà la portata della stretta monetaria. E se dovesse proseguire anche dopo giugno, il rafforzamento della valuta ci convincerà una volta di più del fatto che la Rbnz si asterrà dall’intervenire sino alla fine dell’anno”.
Frattanto il dollaro australiano si è mosso anch’esso al ribasso per esser scambiato a quota 0,9340. Il governatore della Reserve Bank of Australia (Rba) Glenn Stevens ha annunciato nella giornata di ieri che l’istituto non avrebbe rivisto né le linee della propria politica monetaria né il livello dei tassi d’interesse, così sostenendo – sia pur parzialmente – la valuta nazionale. Il differenziale fra i tassi australiani (2,5%) e neozelandesi (3%) deve aver giocato un ruolo di particolare rilievo nell’indirizzare gli investitori soprattutto dopo la decisione della Rbnz (della scorsa settimana) di ritoccare i tassi verso l’alto per contrastare la rapida crescita dei prezzi delle abitazioni.
Sempre dai mercati asiatici va rilevato l’ottimo momento di forma dello yen giapponese, reputato una valuta dal sicuro rendimento: gli investitori hanno fatto incetta di yen approfittando del fatto che il governatore della Banca del Giappone Kudora non ha ancora dato il là a nuovi stimoli monetari e soprattutto poiché non sembrano volersi arrestare gli scontri in Ucraina. La valuta è così scambiata a 101,58 nei confronti del dollaro Usa e 141,46 nei confronti dell’euro. I trader dovranno monitorare con grande attenzione il doppio intervento del presidente Fed Janet Yellen davanti ai rappresentanti di Congresso e Senato (mercoledì e giovedì) nonché l’altrettanto importante decisione sui tassi d’interesse della Bce e l’annessa conferenza stampa del presidente Draghi (giovedì). Benché non ci si aspetti alcun mutamento di politica monetaria da parte dell’istituto di Francoforte, le parole che Draghi pronuncerà durante la conferenza stampa potranno innescare una certa volatilità sui mercati. L’euro è oggi scambiato a quota 1,3927 e l’intervento di Draghi dovrebbe contribuire a ribassarne parzialmente la quotazione. C’è da aspettarsi che il presidente Bce si rivelerà piuttosto accomodante nel corso del suo intervento senza voler assumere alcun particolare impegno rispetto ai possibili interventi di politica economica: in questo frangente un qualsiasi impegno potrebbe infatti impattare negativamente sul tasso di cambio dell’euro. Così, Draghi non potrà che riprendere il tono conciliante dello scorso mese, rilevando che la Bce non esclude l’eventualità di nuovi allentamenti monetari e che il Comitato dei governatori rimane “compattamente convinto della possibilità di ricorrere anche a strumenti non convenzionali nell’ambito del proprio mandato per disinnescare i rischi derivanti da un periodo di tempo troppo prolungato di bassa inflazione”.