La Finanza decentralizzata (DeFi) mangerà le Borse mondiali come Milano? Secondo uno dei fratelli gemelli Winklevoss questo certamente accadrà.
La Finanza decentralizzata (DeFi), che essenzialmente opera su Ethereum network, potrebbe un giorno “mangiarsi” le Borse mondiali come Milano o New York? Secondo Tyler Winklevoss, proprietario con il fratello gemello della piattaforma di crypto asset Gemini, questo accadrà.
Winklevoss lo ha scritto di recente in un suo tweet affermando che:
“Il software sta divorando il mondo. DeFi e il software stanno iniziando a mangiare Wall Street”.
Ad intendere che la programmazione, il codice informatico, hanno raggiunto un tale livello di sofisticazione da essere in grado di replicare molto del mondo qui fuori, e di essere ora in grado anche di gestire in modo indipendente e decentralizzato un intero mercato borsistico.
Sul piano concettuale questo potrebbe essere possibile, se fosse disponibile una piattaforma decentralizzata capace di gestire milioni e milioni di transazioni al secondo in modo efficiente e sicuro per gli investitori, in assoluta trasparenza e senza rischi di perdite o di frodi.
Ma viene da domandarsi se la Finanza decentralizzata è all’altezza di un obiettivo del genere.
Il 2020 del comparto criptovalute è stato l’anno principalmente delle piattaforme decentralizzate.
Secondo i dati riportati da AMB Crypto nell’ultima settimana la nicchia DeFi è cresciuta da 12,46 miliardi di dollari capitalizzazione, a 14,77 miliardi di USD di capitalizzazione, con un picco anche a 14,93 miliardi di dollari di capitalizzazione secondo DeFi Pulse.
La Decentralized Finance anche sotto il profilo della capitalizzazione di mercato ha acquisito un ampio potenziale, tanto che con questo valore rappresenterebbe il quinto posto nella graduatoria dei crypto asset con il maggiore market cap, collocandosi dietro a Thether (USDT) che ha una capitalizzazione di mercato di circa 19,7 miliardi di USD di controvalore.
Un mercato importante e che ha ancora spazio di crescita e soprattutto di sviluppo di servizi.
La finanza decentralizzata è possibilità di vincolare i propri crypto asset per guadagnare interessi prestandoli ad altri (ignoti) utilizzatori dei vari servizi presenti su Ethereum. A loro volta questi ultimi per ottenere prestiti vincolano ulteriori crypto asset che vanno ad ingrossare il mercato.
Quindi abbiamo gli exchange decentralizzati (DEX), per lo più specializzati nello scambio tra token se parliamo della piattaforma Ethereum, ed operati da piccoli e spesso ignoti team. Mentre altre piattaforme come TRON ospitano anche exchange del panorama crypto più noti. Ed ancora abbiamo l’esperimento Binance con il suo exchange decentralizzato operante sulla sua Binance Chain.
Il concetto dei DEX è interessante e CZ, il fondatore di Binance, crede che in futuro gli exchange di criptovalute transiteranno su strutture non gestite centralmente. Forse utopia, perché una gestione centrale sarà sempre necessaria se si vuole gestire una piattaforma che sia legalmente riconosciuta.
Mentre non va assolutamente trascurato che quest’anno i token della DeFi hanno ottenuto performance straordinarie a due zeri, “performando” meglio anche del prezzo di bitcoin che ha raggiunto il record storico, va aggiunto che il successo della nicchia è molto legato al successo di Ethereum.
Si potrebbe non essere d’accordo con questa affermazione se si crede che TRON sia una piattaforma autorevole, tuttavia è Ethereum che presenta il progetto più promettente e su cui c’è la più ampia convergenza di progetti di ricerca.
ETH 2.0 ha da poco iniziato il suo lungo cammino, al termine, se riuscirà a compiere tutte le sue “Fasi”, i progetti DeFi di questo ecosistema si ritroveranno a viaggiare su un sistema decentralizzato veloce, e con bassissime commissioni di ingresso, a tutto vantaggio dei nuovi investitori.
Beh, sì. Il sogno dice che forse la DeFi potrebbe quantomeno insidiare le Borse mondiali… Autorità di regolamentazione permettendo.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.