Investitori, la prossima fermata è la Cina. Tra la crescita dell'e-commerce e dei beni di consumo, ecco le opportunità nel mercato asiatico.
La Cina, primo Paese colpito dalla pandemia perché si presume che da lì (in qualche modo) è partito il primo focolaio di coronavirus, ha salutato il resto del mondo ed ha dato un tale slancio alla sua economia che nei prossimi anni si farà sentire in termini di influenza sul resto del mondo.
Lo scorso anno, infatti, unici al mondo, hanno messo a segno un +2,3% di Pil e quest’anno il Fondo monetario internazionale (Fmi), prevede che possa balzare al +8,4% sulla riapertura delle altre economie. Nel 2022 leggera frenata con un Pil dato in crescita del +5,6%.
Con questi dati, come fa un investitore a non prendere in considerazione il mercato cinese?
C’è probabilmente una certa barriera psicologica, una sorta di diffidenza nei confronti del colosso cinese, e ci sono anche dei dubbi oggettivi legati alle libertà dei cittadini com’è sotto gli occhi di tutti (vedasi Hong Kong), ma l’economia cinese sul piano internazionale già oggi vale il 17,7% del Pil globale, mentre nel 2001 valeva il 4%.
Durante il Ceresio Investors Forum, dedicato agli hedge fund e ai fondi di fondi, e seguito dal Corriere della Sera, è stato fatto notare che nonostante la Cina rappresenti la seconda economia mondiale dietro gli USA, l’esposizione degli investitori internazionali al mercato azionario cinese è solo del 4%.
Tuttavia va considerato, quando si parla di azionariato cinese, che non sono certo immuni da quanto accade nel resto del mondo. E dopo una crescita del +30%, come hanno fatto notare durante il forum Ceresio Investors, ora la Cina risente dell’aumento dei tassi di interesse di mercato, della politica monetaria imposta dalla banca centrale diventata più restrittiva per scongiurare l’aumento dell’inflazione dovuta alle materie prime: la Cina è principale consumatore di queste ultime.
I settori trainanti della Cina sono l’e-commerce (si consideri Alibaba), il settore dei media e dei social media e dei tecnologici come Tencent Holdings, ma anche tutte quelle aziende cinesi produttrici di beni di consumo.
In particolare i beni di consumo, domandiamoci quanto di quello che utilizziamo nella vita quotidiana proviene dalla Cina? Ecco perché potrebbe essere interessante per l’investitore cercare nuovi “unicorni” provenienti da quel mercato.
L’investitore trova al Nasdaq una prima interessante scelta di società cinesi quotate, mentre altre sono quotate alla Borsa di New York.
Spostandoci in Asia, per ottenere le maggiori garanzie di trasparenza è consigliabile esplorare le società quotate alla Borsa di Hong Kong. In seconda battuta, per i più smaliziati e per quanti volessero assumere posizioni di rischio maggiori, potranno esplorare investimenti nei titoli quotati sulle Borse di Shanghai e di Shenzen, le due principali borse della Cina continentale.
Per quanto riguarda gli indici da seguire, infine, il MSCI China Index fornisce il benchmark dell’85% dell’universo azionario del Paese. Tra gli ETF che replicano l’indice troviamo i seguenti, ma non solo:
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.