La Fed lascia i tassi a zero per 3 anni fino al 2023, ma in futuro l'economia USA non sarà più la prima e il petrolio che ruolo avrà?
Le banche centrali si trovano ad affrontare situazioni inimmaginate fino a pochi mesi fa, costringendole a ridurre i tassi di interesse fino allo zero, per chi come la Fed ha potuto, o a istituire nuovi programmi di riacquisto dei titoli come la Bce, o a fare le due cose insieme (sempre la Fed).
Ieri Jerome Powell ha annunciato che i tassi di interesse sul dollaro resteranno a zero fino al 2023 e allo stesso tempo ha previsto che l’inflazione non raggiungerà il 2% prima del 2023.
L’economia statunitense impiegherà qualche anno a riprendersi, ma a molti è chiaro che siano tante le nazioni che si trovano nella stessa condizione o anche peggio.
Anche se l’attività economica e l’occupazione sono risalite negli ultimi mesi (negli USA), restano sotto i livelli di inizio anno. La domanda è debole e il prezzo del petrolio è significativamente basso, si legge nella nota pubblicata dal FOMC.
Una situazione che ovviamente deprime i prezzi al consumo e l’inflazione, “vero” motore dello sviluppo delle economie (leggasi con una certa ironia), è depressa.
La ripresa dipende dalla diffusione della pandemia scrive il FOMC, ma in realtà dipende dal vaccino. Appena ne avremo uno davvero efficace gli indici di fiducia, il morale degli investitori e di tutta l’umanità ritroveranno ottimismo.
L’obiettivo della Fed è superare lievemente il tasso di inflazione del 2% per tenerlo a quel livello “per un po’ di tempo” allo scopo di soddisfare le aspettative di una inflazione che permanga sul 2% per lungo tempo.
Quindi gli USA si riprenderanno a partire dal 2024… Ma che Stati Uniti saranno quelli, che mondo sarà?
Sarà l’ultimo anno di presidenza del presidente che quest’anno gli americani eleggeranno, ma sarà anche un anno in cui si dovranno vedere gli effetti delle politiche economiche e monetarie messe in campo.
Secondo gli analisti che si sono riuniti al Singapore Summit in questi giorni, gli Stati Uniti resteranno una superpotenza economica e nel campo della tecnologia e della finanza, ma potrebbe non essere più la prima potenza mondiale.
La fine della globalizzazione e l’avvento del regionalismo protezionista che stiamo vivendo, potrebbe polarizzare le nazioni e restituirci tra qualche anno un mondo più diviso, in cui altri attori emergenti come la Cina prenderanno il sopravvento in alcune aree.
Del resto se Trump per 4 anni non ha fatto altro che occuparsi di guerreggiare contro la Cina prima e l’Europa poi, è appunto per via di questa paura tremenda che gli USA hanno di perdere la leadership globale.
Secondo Ian Bremmer, presidente per Eurasia Group delle politiche di rischio, avremo un mondo senza leadership nel prossimo futuro.
E ciò si dovrà anche al fatto che gli USA di Trump hanno scelto di uscire da molti accordi (sul clima) e autorità internazionali (OMS, Consiglio per i diritti umani dell’Onu, Unesco), di fatto cedendo la leadership ad altri.
In tutto questo il petrolio giocherà ancora un ruolo nel decidere le politiche monetarie ed economiche, perché nello stabilire il rialzo o il ribasso dei prezzi dei beni e dei servizi si farà ancora molto affidamento al prezzo del greggio.
L’OPEC e l’OPEC+ questo lo sanno ed è per questo motivo che nelle prossime ore si riuniranno i Paesi produttori di petrolio, per valutare nuove strategie alla luce di prezzi che restano bassi a causa di una economia globale che si riprende a fatica, con chiusure a macchia di leopardo che si riaffacciano sulla scena internazionale.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.