Eni spa vuole cambiare pelle, da estrattore di petrolio a multinazionale dell’energia prodotta dal moto ondoso e dalle fonti rinnovabili.
Come si fa a convincere una impresa che estrae e vende petrolio, l’oro nero con cui si sono “fatti” migliaia di miliardi di dollari, a convertirsi ad energy green company? Eni spa sembra proprio che sia avviata su quella strada e indica la rotta anche alle altre a livello globale.
Ieri Eni spa ha inaugurato la prima imbarcazione sperimentale per la produzione di energia sfruttando l’energia del mare, si chiama MaREnergy Project ed è una collaborazione con il Politecnico di Torino.
Sfruttare il moto ondoso potrebbe produrre 2 TeraWatt di energia elettrica annui scrive Eni nel comunicato stampa, che equivalgono a quasi “il fabbisogno annuale di energia elettrica del pianeta”.
Perché proprio il moto ondoso e non l’eolico o il fotovoltaico? Ebbene Eni è impegnata sia nell’eolico, che nel fotovoltaico, ma questo è il tempo delle sperimentazioni ad ampio spettro. E il moto ondoso è forse più promettente del vento e del sole, perché le correnti marine sono più prevedibili, è “più modulata della altre fonti rinnovabili e più continua”.
Le piccole isole dove la produzione di energia è un problema, lo sfruttamento del moto ondoso potrebbe essere la soluzione ideale, perché l’installazione di impianti fotovoltaici e dell’eolico risultano essere troppo “ingombranti” causa le ridotte disponibilità di spazio.
E così Eni e Politecnico di Torino hanno già in mente di mettere in mare 118 imbarcazioni lungo le isole minori che potranno così produrre fino a 12 MW di corrente elettrica annua.
La sperimentazione con la piccola imbarcazione è in corso in mare aperto davanti Ravenna, dove si trova l’area test di Eni.
Il modello pre-prototipale è un convertitore di moto ondoso denominato ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter), ed è un sistema ibrido dotato di impianto fotovoltaico che produce fino a 50 kW di energia elettrica. Eni ha riferito che il sistema ha superato il valore nominale massimo di potenza installata.
Il sistema ISWEC, scrive Eni, ha “dimostrato elevata affidabilità e capacità di adattarsi alle diverse condizioni di mare, grazie al suo sistema attivo di controllo e regolazione”.
A supportare il progetto il centro di supercalcolo HPC5 di Eni situato a Ferrera Erbognone e il MORE Lab che ha sede presso il Politecnico di Torino.
Intanto a Pantelleria un secondo laboratorio studia aspetti aggiuntivi della nuova tecnologia all’interno di un ecosistema sperimentale appositamente creato. L’obiettivo è rendere Pantelleria energeticamente autonoma e allo stesso tempo azzerare l’impatto paesaggistico.
Il laboratorio inaugurato presso il Politecnico di Torino in collaborazione con Eni farà ricerca anche sulle correnti oceaniche e di marea e il gradiente salino, oltre a condurre sperimentazioni sull’eolico offshore e il solare offshore.
Il titolo Eni non se la passa molto bene. Una azione vale 6,83 euro e il suo valore è in una fase di debolezza dovuta ad una economia che non riparte e che di conseguenza non consuma derivati del petrolio per spostare merci, persone e produrre energia.
Il titolo a 1 anno è in perdita del 51,4%, mentre a 6 mesi perde il 16,88% e sul mese perde il 14,22%.
L’azionista con prospettive di lungo periodo, nel prospettare investimenti in questa società energetica dovrà tenere in considerazione le parole pronunciate dall’ad Descalzi e riportate da Il Sole 24 Ore in edicola oggi 29 settembre.
“Eni deve trasformarsi, andare incontro alla transizione energetica e cambiare pelle, ed è per questo che le attività di ricerca svolte con le Università sono così importanti per il Gruppo”.
La prospettiva è convertirsi da estrattore di petrolio a green energy company. Forse comprare azioni Eni oggi che costano poco, potrebbe rivelarsi una buona scelta per il domani.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.