Frodi, truffe, abusi: secondo la SEC bitcoin&company sono un Far West senza legge
Il presidente dell’onnipotente Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, Gary Gensler, ha esortato ancora una volta le società di criptovalute a registrarsi presso la SEC “al fine di evitare problemi in futuro”. Si tratta di una vicenda che vale la pena seguire a causa delle enormi implicazioni che potrebbe riversare sul mercato delle crypto, molto vulnerabile sul versante delle legislazioni adottate dai diversi Paesi. E’ superfluo sottolineare quale potrebbe essere il devastante impatto di una regolamentazione più stringente, in territorio statunitense, sul tema degli investimenti in criptovalute.
Gensler è atteso oggi 14 settembre in Commissione al Senato USA per esporre la sua testimonianza ed ha rilasciato in anticipo alcune dichiarazioni, affermando che la maggior parte delle entità crittografiche attualmente non opera all’interno di quadri normativi che proteggano investitori e consumatori da attività illecite e instabilità finanziaria. Secondo Gensler “gli investitori semplicemente non sono protetti nelle fasi di emissione, trading o prestito di criptovalute. Francamente, in questo momento il contesto è equiparabile a quello del selvaggio West o al mondo che esisteva prima che venissero emanate le leggi. Questo tipo di asset è colmo di frodi, truffe e abusi. Possiamo fare di meglio”.
Il Presidente della SEC ha precisato ciò che l’agenzia sta già facendo per rendere questo mercato “migliore”, a partire dalla collaborazione con la Commodities Futures Trading Commission (CFTC) per elaborare politiche che garantiscano la protezione dei consumatori. La SEC sta attualmente lavorando a stretto contatto con la Federal Reserve, il Dipartimento del Tesoro, l’Ufficio del Controllore della Valuta e altri membri del gruppo di lavoro del Presidente, per definire un ampio quadro politico e normativo che regoli i vari aspetti legati all’industria delle criptovalute. Tuttavia, l’onere della regolamentazione dovrà ricadere ugualmente sulle società che stanno fiorendo all’interno del crypto-spazio, che sono state esortate ad aprire un dialogo con i cani da guardia dell’economia USA. “Ho suggerito che le piattaforme entrino e parlino con noi”, ha detto Gensler.
Questa apertura al dialogo espressa dal commissario è contraria a quanto recentemente rivelato dal CEO di Coinbase, Brian Armstrong, che si è già visto schiaffeggiare dalla SEC a proposito del lancio di un suo prodotto per il trading a margine, Lend. In un lungo sfogo su Twitter, il CEO ha accusato la SEC di rifiutarsi di offrire qualsiasi parere per iscritto su cosa dovrebbe essere consentito e perché. Armstrong ritiene di poter fornire una serie di linee guida comuni da seguire per l’intero settore. L’attuale incertezza normativa è comunque innegabile, tanto che il presidente della Camera di Commercio Digitale aveva di recente commentato che “non abbiamo chiarezza da parte della SEC su quali token possano essere considerati sicuri e quali no“.
Gensler ha riconosciuto nel suo ultimo discorso che l’innovazione tecnologica introdotta dalla criptovaluta può fungere da vero “catalizzatore del cambiamento”, ma solo quando si evolve all’interno di un quadro legale. “Queste piattaforme di trading, secondo le nostre leggi, devono registrarsi presso la Commissione a meno che non abbiano diritto a un’esenzione”.
Coinbase non è certo la prima azienda di criptovalute ad essere perseguitata dalla commissione. Ripple sta combattendo da mesi la sua battaglia contro l’accusa di offerta illegale di titoli, ed il gigante del prestito di criptovalute BlockFi è stato recentemente colpito da una raffica di azioni normative statali in tutto il Paese, che potrebbero costituire un precedente per future azioni della SEC contro le piattaforme crittografiche.