Le Borse asiatiche sono negative nonostante la produzione industriale cinese sia a novembre del +7%. Cosa sta preoccupando i mercati asiatici?
Borse asiatiche deboli, nonostante la Cina fa registrare un ottimo +7% in termini di produzione industriale su base annua secondo i dati di novembre, una crescita costante per l’ottavo mese consecutivo sostenuto anche da una marginale ripresa dell’economia globale nei mesi precedenti.
L’ufficio di statistica cinese, il National Bureau of Statistics (NBS) ha certificato anche una crescita dei consumi interni del +5% a novembre che va quindi oltre la crescita del +4,3% fatta registrare a ottobre. In questo caso però le attese, secondo un sondaggio di Reuters, avrebbe dovuto essere del +5,2% e secondo altre letture del +5,5%, ma così non è stato.
Dunque è questa marginale differenza tra le attese degli analisti e i dati reali di novembre a preoccupare un po’ i mercati asiatici?
In realtà non è il fantastico e molto sorprendente recupero della Cina, da dove apparentemente il coronavirus sembra essere magicamente sparito, a preoccupare le borse asiatiche, ma è l’Occidente a destare preoccupazione.
Preoccupano le decisioni prese in Europa sulle chiusure in periodo di Natale nonostante la diffusione del vaccino in nazioni come Regno Unito e Stati Uniti dove la campagna vaccinale ha avuto inizio. Preoccupano il lockdown a Londra dal 16 al 23 dicembre, preoccupa il lockdown ferreo della Germania almeno fino al 10 gennaio.
Forse i mercati finanziari asiatici stanno prendendo consapevolezza, prima degli altri, del fatto che non basta l’annuncio del vaccino – “Abbiamo il vaccino!” – a cambiare lo stato di fatto della diffusione del virus.
Sarà solo la reale vaccinazione delle popolazioni a far dichiarare all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la fine della pandemia di coronavirus Sars-CoV-2. Se le persone non si lasceranno liberamente vaccinare, sarà difficile passare a livelli di allerta sanitaria inferiori sia a livello globale che regionale.
La Borsa di Hong Kong segnala l’indice Hang Seng in rosso del -0,69% a quota 26.207,29.
L’indice composito della Borsa di Shanghai, l’SSE Composite Index, è in lievissima perdita del -0,056% a 3.367,23 punti.
Alla Borsa di Shenzhen, invece, l’indice SZSE Component Index è in positivo del +0,52% a quota 13.763,31 punti base.
Trasferendoci alla Borsa di Tokyo, troviamo l’indice Nikkei 225 (NI225) in perdita del -0,17% a 26.687,84 punti base, mentre l’indice Topix perde il -0,47% a quota 1.782,05.
In Corea del Sud la Borsa di Seoul ci indica che il principale listino, il Kospi, è in perdita marginale del -0,19% ed è ora a 2.756,82 punti base.
Accanto alle borse asiatiche in leggera fibrillazione per l’ondata di piena della Covid-19 in Occidente, verifichiamo la robustezza delle valute asiatiche e in particolare il renmimbi e lo yen.
La coppia USD/JPY ci mostra un rafforzamento del dollaro +0,22% con un dollaro USA che vale 104,1 yen.
Per quanto riguarda la coppia USD/CNY il dollaro si indebolisce lievemente del -0,02% a 6,5454 renmimbi per acquistare un dollaro USA.
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Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.