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Bitcoin: la crisi della Lira Turca sembra spingere la popolazione verso un nuovo interesse per la cripto nakamotiana

Da:
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Aug 14, 2018, 17:35 GMT+00:00

La crisi turca agevola il fluire del BTC in terra ottomana

Bitcoin: la crisi della Lira Turca sembra spingere la popolazione verso un nuovo interesse per la cripto nakamotiana

È noto come la valuta turca abbia conosciuto e stia conoscendo un ribasso valoriale senza precedenti.

Sono quasi 50 i punti percentuali persi dalla lira turca (TRY) dall’inizio dell’anno, fotografando una situazione economico-monetaria che non lascia tranquilli.

Tale contesto sembra favorire un importante approccio del popolo turco al comparto cripto, specialmente al Bitcoin.

Quanto appena affermato è un pensiero diffuso da Bloomberg, per il quale la crisi turca catalizzerebbe in maniera non indifferente la volatilità della TRY, rendendola addirittura superiore a quella del BTC.

Secondo la testata newyorchese: “Le oscillazioni registrate dalla lira negli ultimi dieci giorni rispetto al dollaro statunitense hanno superato quelle del Bitcoin, in un contesto di forte crisi economica in Turchia”.

Il quadro socio-economico che ne deriva è un aggregato di disimpegno economico che non disdegna il Bitcoin. A essere precisi, seguendo quanto raccolto da Google Trends, è proprio agosto il mese in cui la domanda di BTC ha subito un’impennata, facendo schizzare i volumi di scambio delle piattaforme locali di exchange di ben 150 punti percentuale.

Questo nuovo e imponente interesse verso la valuta digitale più famosa al mondo deve fare i conti con limiti di ordine giuridico, politico e religioso, dal momento che la compravendita di BTC è invisa alla legge islamica, per evidente incompatibilità precettuale.

Quel che sorprende però è il favore che gli exchange turchi vantino da parte degli organismi bancari, il cui ausilio sembra sorvolare sui limiti istituzionali di cui sopra. È pur vero che la materia non è disciplinata in Turchia, entrando nel novero di quei Paesi la cui lacuna legis necessiti di una pronta e conforme regolamentazione.

In sostanza, in Turchia i controlli sui capitali sono alquanto stringenti, ma le cripto operano ancora in una zona d’ombra perché non sono (ancora) considerate moneta elettronica.

Una simile contingenza è veicolo di accrescimento dei prezzi a livello locale.

Se si considera che una piattaforma a caso come BtcTurk consti di un BTC che valga ben 500 dollari in più di cripto uguali usate in altri player internazionali, si comprende come il mercato del BTC in Turchia stia aumentando a dismisura.

Il dato che emerge dal momento turco è un interesse verso una valuta digitale che aiuti il popolo a non perdere i propri capitali a causa della crisi, scegliendo di investire su una moneta sui generis dalla volatilità minore e quindi dal valore maggiore.

Sebbene parlare di volatilità minore e quindi più vantaggiosa appaia un eufemismo, trattandosi di BTC, non può dimenticarsi quanto accaduto in Venezuela e Zimbabwe, paesi in cui una simile scelta sia stata quasi obbligata e condivisa a livello nazionale.

I turchi potrebbero davvero seguire l’esempio dei Paesi sopracitati, ma quel che potrebbe fare la differenza è il regime di Erdogan, difficilmente favorevole a un disimpegno massivo di capitali in lidi fiscalmente irrintracciabili e il cui utopico controllo costituirebbe un volano non indifferente per una rapida legislazione della materia cripto.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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