Il prezzo del petrolio greggio WTI arretra insieme al gas naturale con i dazi di Trump, ma lo scenario non è assolutamente catastrofico. Il gas potrebbe riuscire a mantenere i 4 dollari.
Il prezzo del petrolio greggio WTI si è spostato in calo dopo l’annuncio dell’entrata in vigore dei dazi di Trump, che continuano ad alimentare timori sugli scambi globali. La materia prima è scivolata sotto i 70 dollari al barile, rimanendo comunque all’interno della precedente fascia laterale che va dai 68 ai 70 dollari al barile.
Anche il gas naturale ha subito un deciso calo, spostandosi fin sotto il supporto di 4 dollari tondi. Non abbiamo ancora assistito a un grave break-out e i supporti intermedi tra 3,88 e 3,75 potrebbero riuscire a contenere la spinta ribassista.
In questo scenario, però, è probabile che la pressione ribassista possa mantenersi ancora decisa per entrambe le commodities
Precisamente, oggi al momento della scrittura, il petrolio greggio WTI segna 69,65 dollari al barile e il gas naturale passa di mano a 3,996 dollari.
Il prezzo del petrolio greggio WTI ha subito un ribasso nel Liberation Day del Presidente Trump, che sta a indicare la giornata in cui gli USA hanno annunciato ufficialmente i dazi e segnato l’inizio della nuova politica commerciale, con tariffe base del 10% su tutte le importazioni e dazi più alti per i principali partner commerciali.
L’impatto non è direttamente legato al petrolio greggio e alle materie energetiche, ma al commercio globale nella sua interezza.
Sulla fascia di prezzo attuale, il petrolio greggio WTI potrebbe riuscire a limitare le perdite e consolidare appena sotto i 70 dollari al barile. Una rinnovata spinta rialzista permetterebbe alla materia prima di riprendere quota invece in maniera decisa, sopra questa linea di prezzo e verso le resistenze intermedie di 70,8 e 71,5 dollari al barile, a cui farebbe seguito il target rialzista principale di 72 dollari.
Ulteriori obiettivi rialzisti saranno aggiunti in nuovi aggiornamenti dell’analisi sul petrolio greggio, ma per il momento possiamo evidenziare l’EMA a 200 giorni a quota 72,3 dollari. Un ritorno sopra questo valore costituirebbe un chiaro segnale rialzista per la commodity.
Ipotizzando invece un aggravamento del contesto tecnico per il petrolio greggio, in caso di scivolamento dall’area laterale (sotto i 68 dollari), il supporto da monitorare si trova ancora a 66,5 dollari al barile, sui minimi relativi.
Similmente al petrolio greggio WTI, anche il gas naturale ha perso quota per i medesimi timori sulla domanda globale. Lo scenario rialzista era iniziato già sopra i 3 dollari tondi e pare ancora preservato, ma stiamo osservando molteplici tentativi di break-out sotto i 4 dollari attuali.
Se anche per il gas il contesto tecnico dovesse aggravarsi, possiamo ipotizzare un test dei supporti a 3,8 e 3,75 dollari, prima dell’eventuale arretramento fino ai minimi relativi di 3,6, toccati l’ultima volta a metà Febbraio.
Ricordiamo però che la soglia dei 4 dollari ha mostrato un’ottima capacità di tenuta nel corso dell’ultimo mese. Non stupirebbe in alcun modo una stabilizzazione intorno a questo valore per permettere al gas naturale di temporeggiare in attesa di nuovi stimoli rialzisti.
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Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.