Il prezzo del petrolio greggio WTI passa di mano a circa 80 dollari, mentre il gas recupera terreno dai minimi relativi in questa apertura weekly odierna.
I continui tentativi ribassisti del petrolio greggio WTI non si sono arrestati nel corso dell’ultima settimana, in cui si è assistito però nel complesso a una discreta ripresa. Anche il gas naturale ha vissuto sessioni di scambi particolarmente difficili, sopraffatto da un’inattesa volatilità che ha spesso spinto il prezzo oltre il supporto di 2,5 dollari dunque oltre l’area laterale.
Per la settimana che si apre quest’oggi, le previsioni restano incerte, con possibili tentativi di ripresa e la sempre concreta minaccia ribassista. Per il WTI, il ritorno sul livello di 80 dollari potrebbe forse garantire una maggior tenuta dei supporti intermedi, mentre il gas naturale potrà limitare la volatilità e riprendere i movimenti laterali che hanno contraddistinto le ultime settimane.
Intanto, oggi al momento della scrittura, il prezzo del petrolio greggio WTI segna 79,77 dollari al barile, mentre il gas naturale passa di mano a 2,615 dollari.
Iniziando con lo scenario moderatamente rialzista, che vede un ritorno sopra la resistenza di 80 dollari al barile attualmente in fase di test, il prezzo del petrolio greggio potrebbe riuscire a consolidare intorno ai valori intermedi di 80,5 o 80,8 dollari al barile.
Per poter essere definito tale, un vero rimbalzo dovrebbe invece quantomeno coinvolgere la resistenza intermedia di 82 dollari, oltre la quale si stagliano tanti altri valori critici per le prospettive rialziste di breve/medio termine.
In questa fase di forte incertezza, con il petrolio risospinto solo dal calo delle scorte USA, mi pare più verosimile fissare a 80,5 dollari la prima estensione del recupero.
Questo già cauto scenario andrebbe guastato in caso di nuovo allontanamento dalla resistenza di 80 dollari, che riporterebbe in vista il supporto di 79 dollari e i target successivi sui minimi relativi recentemente sfiorati. Ci riferiamo ai livelli di 78,4 e 77,65 dollari.
Quanto invece al gas naturale, in ampia ripresa dopo il calo del -5% circa su base mensile, la riduzione della volatilità osservata nella scorsa settimana potrebbe garantire il ritorno del movimento laterale intorno al baricentro di 2,65 dollari.
Finché il prezzo riuscirà a mantenersi ampiamente sopra il supporto di 2,5 dollari, tale scenario rimarrà il più probabile per il brevissimo termine e ogni recupero sarà volto proprio al ritorno verso i 2,65 dollari (difficile immaginare un test dei 2,8 dollari al momento).
Se però il prezzo dovesse essere soggetto a nuove fluttuazioni, qualsiasi calo sotto i 2,5 dollari aprirebbe la strada a nuovi test dei minimi relativi verso il target già toccato di 2,44 e possibilmente anche oltre.
L’estensione ribassista potrebbe infatti agevolmente coinvolgere anche i supporti intermedi di 2,2 e 2 dollari, ovvero i due estremi della precedente area di stagnazione in cui il prezzo era stato confinato per lungo tempo.
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Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.