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Investire o non investire in litio e idrogeno nel 2024?

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Dec 16, 2023, 11:07 GMT+00:00

Investire o non investire in litio e idrogeno nel 2024? Questa è la domanda a cui cerchiamo di dare una risposta in questo articolo di approfondimento.

Investire o non investire in litio e idrogeno nel 2024

In questo articolo:

Ci poniamo qui una domanda semplice e allo stesso tempo complessa: Investire o non investire in litio e idrogeno nel 2024?

Il petrolio e il gas naturale sono tra le materie prime più scambiate al mondo, quindi seguono i metalli preziosi e le materie prime agricole, ma negli ultimi anni alcune materie prime hanno incominciato a rosicchiare interesse alle altre e tra queste troviamo sicuramente il litio e l’idrogeno.

Dell’opportunità di investire nel litio ne avevamo parlato in una guida del 2021, ma ora riproponiamo la materia prima alla luce delle nuove scelte politiche internazionali e degli investimenti sulla decarbonizzazione in corso.

Lo stesso vale per l’idrogeno su cui l’Italia si muove decisa attraverso le “Hydrogen valley” regionali finanziate dal Piano nazionale di recupero e resilienza (PNRR): i primi progetti sono già stati selezionati.

Investire nel litio nel 2024 conviene?

La “fretta” dei decisori politici dell’Unione Europea per un cambio di passo nella lotta al cambiamento climatico li aveva spinti ad affermare che l’Europa avrebbe detto stop alle auto a combustibile fossile entro il 2035.

Annunci politici non certo basati su piani industriali che l’UE stenta ad avere nel suo insieme.

Nei fatti, però, a seguito di quegli annunci il prezzo del litio e delle azioni delle società minerarie primari estrattori di litio sono esplose. Come sempre al risveglio ci si è resi conto che gli annunci politici avevano una lunga strada a ostacoli da percorrere e che l’addio ai combustibili fossili non è davvero poi così imminente.

Quindi il crollo dei titoli azionari legati al litio e il crollo del prezzo del litio per tonnellata. Quest’ultimo crollato anche per via di una domanda che stenta a manifestarsi, come confermano i dati provenienti dalla Cina. Alla Borsa Futures di Guangzhou l’offerta di litio da parte del principale produttore è risultata maggiore della domanda a fine novembre 2023 e c’è il rischio che l’offerta superi la domanda anche nel 2024 dopo il deficit del 6% nel 2021 e nel 2022 (fonte: Marketscreener).

Secondo Morningstar, tuttavia, la domanda di litio è destinata ad aumentare del 20% all’anno, così come la produzione dovrebbe aumentare da 800mila tonnellate a 2,5 milioni di tonnellate entro il 2030. Morningstar prevede un aumento del prezzo del litio nel 2024.

Gli analisti di Morningstar stimano quotazioni del litio a 12mila dollari per tonnellata nel 2030 e un valore medio che raggiungerà i 30mila dollari per tonnellata nel lungo periodo.

Dunque investire nel litio nel 2024 potrebbe essere una buona scelta se si ha un orizzonte di investimento molto ampio e non limitato ai prossimi 3 anni o 5 anni.

Le società del litio quotate in Borsa

Passiamo a un breve elenco di società del litio quotate in Borsa. Intendiamo qui elencare in particolare quelle società che effettuano l’estrazione di litio e che sono dunque impegnate nell’industria mineraria.

Naturalmente potremmo prendere in considerazione anche le azioni delle società produttrici di auto elettriche, ma il litio non è l’unica materia prima utilizzata nella loro produzione. Per produrre un veicolo elettrico sono necessari il rame in grandi quantità, l’alluminio e molti altri metalli.

Gli ETF del litio su cui investire

Per restare più ampiamente diversificati è possibile investire sugli ETF del litio. Tra questi citiamo:

Nella seconda parte dell’articolo investire o non investire in litio e idrogeno nel 2024, ci concentriamo sul gas più diffuso in natura: l’idrogeno.

Investire nell’idrogeno nel 2024 conviene?

Alla domanda se investire nell’idrogeno nel 2024 conviene si potrebbe rispondere con un “Nì”: Sì e No.

In sintesi la risposta è sì nel caso in cui abbiamo un orizzonte temporale che guarda oltre il 2030, mentre la risposta è no se cerchiamo dall’investimento nell’idrogeno un ritorno entro i prossimi 5 – 10 anni.

Secondo i dati riassunti da Morningstar la domanda globale di idrogeno crescerà nel corso dei prossimi decenni, ma le stime vanno da un +18% a un +10% entro il 2050. Quindi tempi lunghi.

L’idrogeno deve superare diversi ostacoli che sono di natura tecnologica e infrastrutturale, senza dimenticare gli alti costi per la produzione dell’idrogeno verde, cioè quello derivato da processi di produzione a emissioni zero (eolico, fotovoltaico, ecc.).

  • Ostacoli infrastrutturali: l’idrogeno è un gas e come tale deve essere trasportato attraverso gasdotti. In Italia proseguono da alcuni anni (Snam, Hera et altri) le sperimentazioni per il passaggio di piccole quantità di idrogeno lungo l’attuale infrastruttura di gasdotti nazionali (le sperimentazioni hanno avuto successo). Ma serviranno siti di stoccaggio che al momento sono ridotti rispetto alle esigenze future. Con le Hydrogen Valley previste dal Pnrr si prevede di dotare l’Italia di siti di produzione e stoccaggio regionali sufficienti alle necessità nazionali.
  • Ostacoli tecnologici: l’idrogeno non si trova libero in natura e questo ci costringe a doverlo separare da altri elementi per poterlo poi stoccare e utilizzare. Possiamo farlo derivare dall’acqua per elettrolisi, oppure dalla scomposizione del metano e dai combustibili fossili. Si intuisce subito che far derivare l’ossigeno dal metano e dai combustibili fossili è inquinante. Si pone poi un altro limite, serve energia per produrre idrogeno che utilizzeremo per produrre ulteriore energia (ha sempre senso farlo?).
  • I costi di produzione: produrre il cosiddetto idrogeno grigio costa poco e lo facciamo da lungo tempo, ma è inquinante. Produrre idrogeno verde, cioè utilizzando energica eolica o fotovoltaica, è molto costoso e attualmente rende l’idrogeno una alternativa economicamente non competitiva.

Usi dell’idrogeno

L’interesse per l’idrogeno come combustibile nasce dalla sua duttilità. Nella pratica potrebbe essere un valido sostituto del metano e del Gpl per alimentare le utenze domestiche (riscaldamento delle abitazioni, acqua sanitaria), ma anche come combustibile per mezzi di trasporto pesante (camion, treni, navi, aerei).

Società quotate che producono idrogeno

Per quanto riguarda le società quotate che producono idrogeno bisogna rivolgersi ai produttori di gas industriali. Sono questi che già oggi producono l’idrogeno con varie tecnologie.

Tra quelli che si possono prendere in considerazione citiamo:

A questi aggiungiamo Snam per la gestione della rete gas in Italia ed Hera per i test che sta conducendo nell’immissione di idrogeno nella rete domestica.

Gli ETF dell’idrogeno su cui investire

Per quanto riguarda gli ETF dell’idrogeno su cui è possibile investire in modo più diversificato, citiamo i seguenti tracker:

  • L&G Hydrogen Economy UCITS ETF USD Acc;
  • Global X Hydrogen UCITS ETF USD Acc.;
  • BNP Paribas Easy ECPI Global ESG Hydrogen Economy UCITS ETF EUR;
  • VanEck Hydrogen Economy UCITS ETF.

Per una più ampia panoramica sull’idrogeno come tema di investimento rimandiamo alla nostra guida dedicata.

Concludendo

Al litio, e ancor di più all’idrogeno, serve un cambio culturale e generazionale. Servirà la mentalità delle nuove generazioni, più attente alla sostenibilità, nei ruoli chiave della società affinché determinate tecnologie e materie prime diventino più centrali nelle scelte dei decisori politici.

Chi ha orizzonti di investimento di lungo periodo potrà in futuro trarre beneficio dall’aver investito nel 2024 nel litio e nell’idrogeno, ma è sempre opportuno guardare alle tecnologie competitor come, ad esempio, l’energia generata dal mare.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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