Come investire nel Made in Italy, a partire dall'Industria tessile e della moda che in Italia rappresenta uno dei settori portanti e strategici.
L’Italia è uno dei Paesi del mondo che hanno fatto della Moda un settore industriale che connota profondamente la vita dei suoi cittadini. Chi indossa un abito fatto in Italia vuole far notare che il suo modo di vestire rispecchia uno stile ben definito. L’Industria tessile e della moda italiana rappresentano un volume di affari annuale pari a 80 miliardi di euro, dà lavoro a 500 mila addetti e rappresenta l’8,5% del turnover e il 12,5% dell’occupazione dell’industria manifatturiera in Italia, scrive Ernst & Young (EY) in un documento pubblicato lo scorso luglio 2020 dal titolo ‘Settore Moda e Covid-19. Scenario, impatti, prospettive’ e realizzato in collaborazione con Cassa depositi e prestiti e Luiss Business School.
Un documento che va oltre la pandemia e che presenta il futuro del settore sul quale chi intende investire nel Made in Italy non dovrebbe prescindere.
In questo articolo presenteremo le aziende italiane quotate alla Borsa di Milano sulle quali poter investire e quali sono le sfide del futuro che attendono il comparto e di cui tenere conto.
Lo studio di EY ci spiega che la produttività dell’industria della moda italiana è più bassa rispetto all’industria manifatturiera nel suo complesso, ma è significativamente aumentata dal 2007 a oggi grazie a un posizionamento del settore moda Made in Italy sul segmento di alta qualità.
La dimensione delle imprese della moda italiana sono mediamente medie o piccole e nel complesso più piccole rispetto alla media Europa. Tutt’altro che uno svantaggio, le caratteristiche uniche delle imprese della moda italiana sono ciò che le rendono così flessibili e ad “elevato grado di specializzazione”. Queste caratteristiche rendono la filiera altamente competitiva sul mercato internazionale.
Infatti l’export dell’Industria tessile e della moda nostrana rappresenta il 60% della fornitura della “moda di qualità del mondo”, mentre l’industria tessile italiana raggiunge “il 77,8% del totale delle esportazioni europee.
Si comprenderà quindi il valore enorme che ha il settore, ed il perché chi vuol investire nel Made in Italy non dovrebbe far mancare nel suo portafoglio finanziario gli asset che rappresentano il settore.
Per andare subito al dunque, ecco i titoli azionari delle società della moda che possiamo trovare a Piazza Affari e sulle quali chiunque può fare trading da subito.
Le imprese italiane dell’Industria tessile e della moda quotate in Borsa a Milano sono di spessore, anche se in gran parte le ritroviamo nel FTSE Italia Mid Cap. Eccone alcune:
Nel FTSE Italia Small Cap troviamo invece:
Guardando invece ai maggiori titoli, quelli inseriti nell’indice FTSE MIB, troviamo solo Moncler (MONC).
Investire nel Made in Italy in modo corretto e al giusto momento può rivelarsi molto remunerativo, perché il settore dei beni di lusso cresce di circa il 5% annuo. Infatti dai 120 miliardi di euro del 2000 di crescita globale, è passato ai 280 miliardi di euro nel 2019.
Bisogna guardare molto alla Cina, dove negli ultimi decenni si sono concentrati grandi quantità di denaro che ora i cinesi intendono spendere in beni di alto valore e qualità, compresi i beni di lusso del Made in Italy.
Il 35% della domanda di “Personal Luxury Goods”, infatti, proviene dalla Cina.
Cosa serve al sistema moda del Bel Paese per essere maggiormente competitivo nel mondo?
La pandemia ha mostrato le lacune delle imprese italiane del settore moda, che dovranno ora essere affrontate per poter restare al passo con i tempi.
Serviranno quindi:
Il settore del lusso e dell’alta moda, molto legati ai negozi territoriali come canale di vendita prevalente, dovranno rivedere necessariamente il loro approccio ed evolvere accettando anche la vendita a distanza dei propri prodotti.
La pandemia ha accelerato alcuni processi già in atto e ora, è richiesta “un’evoluzione della strategia in particolare da parte dei brand del lusso, che dovranno presidiare i canali digitali con un approccio a 360° gradi per offrire ai clienti esperienze d’acquisto innovative, con una flessibilità tale da offrire una seamless customer experience attraverso tutti i punti di contatto con il consumatore e quindi far in modo che una relazione o una vendita possa cominciare online e completarsi nel negozio fisico o viceversa”, scrive EY nel suo rapporto sul sistema moda italiano.
Le aziende che prima della pandemia avevano sviluppato il canale di vendita digitale hanno trovato in esso un utile supporto durante i mesi più duri della pandemia: +10%.
Una lezione è stata appresa anche dal punto di vista dell’off-shoring. Le imprese della moda con parti della filiera posta all’estero hanno patito di più. Alcune dovranno decidere in modo selettivo quali parti della produzione riportare in Italia e quali lasciare all’estero, nell’ottica di creare dei veri e propri hub e poli della moda maggiormente resilienti.
Sicuramente assisteremo anche a una fase di consolidamento, con concentrazioni o aggregazioni verticali e orizzontali delle aziende del tessile e della moda per creare società “più importanti in termini dimensionali e più solide in termini patrimoniali”.
Tessile, abbigliamento e accessori potranno farcela solo se le aziende si uniranno in soggetti di scopo. Ognuno saldo nella sua tradizione, ma uniti da un obiettivo comune: portare ancora la Moda italiana nel mondo.
Brand, fornitori, aziende tessili e distributori dovranno creare delle collaborazioni per realizzare dei progetti comuni che permettano loro di investire su necessità comuni come l’innovazione dei processi.
L’innovazione dovrà avvenire sul piano del prodotto e dei materiali, con la collaborazione di designer, produttori e aziende chimiche, e quelle produttrici di fibre e tessuti e dei materiali usati nell’ambito della moda. Serviranno filati tecnologicamente avanzati, traspirabili ed eco-compatibili, magari tessuti naturali realizzati con bassi costi di produzione e con tecniche di finissaggio rispettose dell’ambiente.
Le nuove tecnologie digitali come l’Intelligenza artificiale potranno aiutare nel ridurre lo stock di prodotti anche del 10%, con risparmi considerevoli.
Questi i portali da seguire per tenersi aggiornati sull’Industria del tessile e della moda italiana:
L’investitore dovrà tenere conto di questa fase delicata e di trasformazione dell’industria tessile e della moda, prima di decidere di investire in una determinata società quotata del settore.
Risulterà in particolare essenziale verificare lo stato di salute della società e quali sono i piani per il futuro che si è data.
Tutte le pandemie cambiano il mondo ci spiegano gli storici, e la pandemia da Covid-19 non fa eccezione, anche per chi vuol investire in Made in Italy.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.