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Come Investire Diversificando per aree Geografiche

Aggiornato: Aug 10, 2022, 11:11 GMT+00:00

Come Investire Diversificando per aree Geografiche? Accanto alle forme classiche di diversificazione, proponiamo una riflessione sul tema.

Investire Diversificando per aree Geografiche

“Quando investi nei mercati finanziari devi diversificare”. “Il tuo portafoglio deve essere adeguatamente diversificato”. Quante volte avrai letto frasi del genere o le avrai ascoltate dalle parole degli esperti finanziari? Ebbene in questa guida seguiamo il solco, ma deviamo presto per spiegare come investire diversificando per aree geografiche.

Esatto! Per aree geografiche, perché non basta investire diversificando per classi di attività. Gli investimenti, come gli eventi storici di questi tempi ci stanno insegnando, vanno diversificati anche per aree geografiche.

Vedremo come fare, fornendo anche qualche riflessione sull’opportunità o meno di investire in determinate aree geografiche. Ciascuno farà la sue scelte, questa guida agli investimenti diversificando per aree geografiche non vuol essere una consulenza, piuttosto un approfondimento e una riflessione allo stesso tempo.

Partiamo dalla diversificazione “classica” del portafoglio finanziario.

Cosa si intende per diversificazione del portafoglio?

Secondo il vocabolario diversificare significa “variare espandendo” o moltiplicando, “al fine di ottenere profitti economici”. La diversificazione è una modalità di gestione del portafoglio, “che tende a ridurre la variabilità del rendimento medio dei titoli” (Enciclopedia online Treccani).

Dunque la diversificazione è una modalità di investimento e quindi non l’unico modo di investire.

E come si stabilisce una buona diversificazione degli investimenti, cioè come fa un investitore a creare un portafoglio ben diversificato? La parola chiave è correlazione.

Minore è la correlazione tra i titoli posseduti nel portafoglio e più efficace risulterà essere l’effetto della diversificazione. Ad esempio, secondo Morningstar Stati Uniti ed Europa presentano mercati fortemente correlati tra loro (0,98 a cinque anni).

Quindi un investitore ha bisogno di creare un portafoglio decorrelato, perché possa dire di avere un portafoglio davvero diversificato.

Come si diversifica un portafoglio finanziario?

La maggior parte dei portafogli costruiti dai gestori di patrimoni finanziari privati, tendono a costruire prodotti in cui sia presente un certo mix di azioni e obbligazioni.

Le due classi di attività possono essere incluse nei portafogli anche attraverso altri strumenti finanziari come i fondi negoziati in borsa (exchange traded fund, ETF).

Un investitore che si affida a una gestione patrimoniale con consulente dedicato, otterrà proposte che puntano in questa direzione. La differenza tra una proposta e l’altra verterà in particolare sulla propensione al rischio, sull’età e sugli obiettivi dell’investitore.

Ampliando il discorso, però, i portafogli finanziari possono essere creati anche includendo materie prime e criptovalute. Nel caso delle materie prime sotto forma di futures o di ETF, nel caso delle crypto sia come asset detenuto in un wallet, che come futures o altro strumento derivato.

A questi asset class si aggiungano anche le valute straniere del mercato forex, che costituiscono la liquidità del portafoglio. Detenere valuta straniera è un modo per diversificare il portafoglio che, su periodi di 1 – 3 anni e più, possono garantire rendimenti non trascurabili capaci quanto meno di tenere a bada l’inflazione.

Diversificare per aree geografiche

Se hai mai investito avvalendoti di un gestore di portafogli (banca, o altre società di gestione finanziaria), ti sarai accorto che tra le varie proposte ti è stato consigliato di diversificare non solo tra azioni e obbligazioni, ma anche di scegliere queste classi di attività in base alle aree geografiche.

Alcuni gestori di portafogli, infatti, propongono ai propri clienti di costituire un portafoglio finanziario investendo in fondi tematici e geograficamente collocati.

Ad esempio, potrebbero proporti di investire in fondi azionari legati ai mercati emergenti e ai titoli asiatici, e di investire in fondi obbligazionari legati al mercato USA ed europeo.

Questo significa investire diversificando per aree geografiche. Cioè, non solo allochi le risorse finanziarie in asset class differenti (azioni e obbligazioni), ma scegliendo titoli quotati nelle borse di nazioni e aree geografiche differenti.

Riportiamo di seguito un esempio (solo un esempio) completo.

Investire Diversificando per aree Geografiche: esempio concreto

Scegliamo di investire in tre classi di attività tra quelle menzionate in precedenza, e cioè in: valute straniere (euro, dollaro, sterlina, yen); azioni; obbligazioni.

Scegliamo di costituire come segue il nostro portafoglio diversificato per aree geografiche:

  • Azioni:
    • 5 azioni del Dow Jones (USA);
    • 5 azioni dell’Euro Stoxx 50 (Unione Europea);
    • 5 azioni dell’Hang Seng (Hong Kong, Asia);
    • 5 azioni ASX200 (Australia).
  • Obbligazioni:
    • bond corporate e titoli di Stato USA;
    • bond corporate e titoli di Stato Canada;
    • bond corporate e titoli di Stato Regno Unito;
    • bond corporate e titoli di Stato Giappone.
  • Valute straniere:
    • euro (Unione Europea);
    • sterlina inglese (Regno Unito);
    • dollaro USA (Stati Uniti d’America);
    • yen (Giappone).

Questo esempio molto scolastico spiega come può essere costituito un portafoglio di investimento diversificato in base alle aree geografiche.

Perché investire diversificando in base alle aree geografiche?

A questo punto come investitore, ti starai correttamente domandando “perché investire diversificando il capitale in base alle aree geografiche”?

In estrema sintesi, bisognerebbe diversificare per regioni geografiche per esporsi alle specificità delle dinamiche economiche e di mercato che accomunano gruppi di paesi contigui (vedasi l’ASEAN) o interi continenti.

Chi investe sui mercati di frontiera, ad esempio, lo fa per trarre profitto da paesi in via di sviluppo che potenzialmente potrebbero crescere a doppia cifra anno su anno. Ragionamento simile fatto da chi investe nei mercati emergenti.

Di tanto in tanto, poi, vengono alla ribalta quelli che spingono gli investitori ad allocare una parte del portafoglio in titoli del mercato cinese perché considerato, in prospettiva, più promettente di molti altri.

I recenti fatti storici e un nuovo modo di diversificare

I recenti fatti storici richiedono forse più di prima una certa attenzione alla diversificazione geografica del portafoglio titoli. Ricordiamoli brevemente questi fatti storici potenzialmente “disruptive” (dirompenti).

  • Guerra fredda commerciale tra Cina e USA (si ricorderà la guerra commerciale in “era” Trump).
  • Pandemia che ha frammentato la catena di fornitura.
  • Guerra russo-ucraina che ha di fatto spaccato l’Europa.
  • Tensioni USA – Cina sul futuro di Taiwan.

La diversificazione per aree geografiche, mai come ora, richiede una certa attenzione da parte dell’investitore. Sminuire questi fatti come qualcosa di lontano da noi, che presto si risolveranno da soli, significa mettere a repentaglio le proprie finanze sul medio o lungo periodo.

Cosa accadrebbe ai nostri investimenti in Cina, diretti o indiretti attraverso strumenti derivati (esempio gli ETF), se dovesse scattare l’operazione militare di conquista di Taiwan?

E cosa potrebbe accadere agli investimenti fatti in materie prime, se Russia e Cina dovessero decidere di dare compimento fino in fondo al patto di “aiuto senza limiti” siglato ad inizio febbraio 2022 a Pechino, poco prima dell’inizio dei giochi olimpici invernali? I due paesi hanno un quasi completo monopolio sulle terre rare, sul nickel e altre materie prime strategiche.

La globalizzazione è finita (?)

Negli ultimi 32 anni abbiamo investito credendo che, con l’avvento di internet e l’apertura delle frontiere a persone e merci da parte di quasi tutti i paesi del mondo, si potesse investire ovunque senza incappare in rischi geopolitici sistemici.

I fatti storici sopra elencati ci indicano qualcosa di diverso e il CEO di BlackRock a inizio 2022 ha reso pubblica la sua riflessione sul tema. La globalizzazione è finita?

Per chi alla caduta del Muro di Berlino era piccolo o non ancora nato, immaginare un mondo diviso in compartimenti stagni gli potrebbe risultare alquanto asfissiante, o quanto meno limitante.

Ma è un fatto che dalla Russia in pochi messi le maggiori società hanno disinvestito, si sono ritirate o deciso di sospendere sine die l’attività.

Dal momento che quando si investe diversificando, lo si fa anche diversificando per aree geografiche, d’ora in poi sarebbe meglio verificare con oculatezza dove i nostri capitali stanno andando, perché in tempi di forti incertezze geopolitiche i capitali stranieri potrebbero essere usati come arma di ricatto o peggio ancora. Si veda, come esempio conclusivo, il probabile destino dei capitali degli oligarchi russi depositati nelle banche dell’Unione Europea. Al momento sono stati soltanto sequestrati dalle magistrature degli Stati membri (lì dove è stato fatto), ma c’è una proposta della Commissione europea di usare quei soldi per la ricostruzione dell’Ucraina e questo vorrà dire che quei soldi, cioè soldi di investitori privati russi, saranno confiscati per sempre.

Sull'Autore

Scrittore web freelance dal 2013, scrive di crypto economy dal 2016 e di fintech e mercati azionari dal 2018. Scrive inoltre di economia digitale.Dal 2018 collabora per FXEmpire.it scrivendo di crypto e mercati azionari con particolare attenzione a Borsa Italiana. Inoltre, cura la pubblicazione di articoli formativi a cadenza domenicale per l'area Formazione del sito di FX Empire Italia.

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