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Investire nell’oro è ancora conveniente o meglio bitcoin?

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Aug 19, 2023, 10:03 UTC

Investire nell'oro è ancora conveniente o meglio bitcoin? Scopri in breve su quale dei due asset finanziari conviene investire ora e in futuro.

Investire nell'oro è ancora conveniente o meglio bitcoin

In questo articolo:

Investire nell’oro è ancora conveniente o meglio bitcoin? Questa la domanda che vogliamo riproporci in questa estate di relativa calma per le crypto, dopo aver ripreso quota rispetto ai crolli del 2022.

Per alcuni anni nel settore delle criptovalute il bitcoin (BTC) è stato equiparato all’oro, considerando il primo come “oro digitale”. Questa mistificazione si è persa nell’ultima fase “bull run” 2020/2021 e il bitcoin è stato di volta in volta equiparato ad altre materie prime (addirittura al rame!), poi ai titoli azionari (quelli del Nasdaq e pure dello S&P 500) e quindi genericamente agli asset di rischio.

La verità è che le criptovalute come il bitcoin sono un nuovo tipo di asset finanziario di rischio, legato a cicli propri e ai cicli della più ampia economia globale.

Bitcoin negli ultimi anni ha convinto un numero crescente di investitori istituzionali, i quali lo hanno acquistato in piccole quantità per metterlo nei loro portafogli di investimento.

Di fatto BTC è un nuovo asset finanziario sempre più accettato dalla finanza “tradizionale” (ammesso che esista una finanza che si può classificare come tradizionale) e che, nonostante i tentativi scomposti di alcune autorità finanziarie (vedasi la Fed negli USA) non potrà essere messo in un angolo o cestinato.

L’oro prezioso per la sua scarsità e utilità

Come ci insegna la storia dell’economia l’oro è da millenni considerato un materiale prezioso. Grazie alle scoperte scientifiche relative alle caratteristiche del metallo e all’innovazione nella tecnica, abbiamo appreso nuove proprietà che ne hanno ampliato gli usi (si pensi al campo aerospaziale dove viene usato come rivestimento delle sonde e all’uso nella componentistica elettronica).

L’oro, già scarso, è diventato ancor più prezioso portando a un aumento del suo prezzo per oncia.

L’oro un bene rifugio e gli ETF spot

Guardiamo bene il grafico riproposto qui sotto con il prezzo storico dell’oro dall’1 gennaio 1970 all’8 agosto 2023. Si può notare come fino ai primi anni 2000 il prezzo dell’oro procedeva piatto o con lente fasi di risalita.

Grafico storico dei prezzi dell'oro
Fonte: World Gold Council – Gold Hub.

Poi il cambio di passo a partire dal 28 marzo del 2003 quando venne approvato in Australia il primo ETF legato al prezzo spot dell’oro. In quel periodo l’oro valeva circa 325 USD, poi la risalita repentina fino a toccare 1.770 USD per oncia il 24 agosto 2011 (due settimane prima del crollo delle Torri Gemelle negli USA). Una corsa favorita anche dalla crisi finanziaria del 2008: tutti cercavano rifugio in un bene che non potesse essere intaccato dai crolli e dai fallimenti.

Ancora oggi l’oro segue questa dinamica. L’epoca del denaro facile (quantitative easing) aveva convinto molti investitori a convertire in valuta per approfittare della fase con tassi di interesse molto bassi. E ora che i tassi di interesse sono tornati alle stelle e si profilano rischi sistemici causati dagli stessi rialzi, l’oro sembra tornare centrale.

Facendo un passettino indietro, anche la pandemia nel 2020 aveva confermato l’oro quale bene rifugio prediletto.

Oro bene rifugio anche in futuro?

Chi crede che l’oro perderà la sua caratteristica di bene rifugio rischia di restare deluso. Può essere vero che durante alcuni cicli economici il metallo giallo possa perdere anche vistosamente valore (vedasi periodo dal settembre 2012 ad aprile 2019), ma poi l’oro torna sempre quando c’è bisogno di lui nel mondo fisico.

Il Bitcoin può scalzare il ruolo dell’oro?

Dunque, nel decidere se investire nell’oro è ancora conveniente o è meglio il bitcoin bisognerebbe valutare le caratteristiche e le proprietà dei due asset.

L’oro è un bene materiale, fisico, si può toccare ed è anche resistente agli agenti atmosferici come nessun altro metallo al mondo. Le sue capacità conduttive sono straordinarie e per questo viene utilizzato in alcune applicazioni di elettronica dove sono necessarie alte prestazioni.

L’oro, quindi, resta utile per molte industrie come materia prima atta a produrre beni di alta qualità. E poi è un bene di lusso acquistato in gioielleria.

Il bitcoin non è una materia prima, non è fisico ma digitale, esiste solo ed esclusivamente all’interno della rete decentralizzata che porta il suo stesso nome. Bitcoin è un mezzo per trasferire valore digitale.

Ciò che accomuna l’oro e il bitcoin è l’essere asset finanziari quotati. Molto regolamentato il primo, poco regolamentato il secondo. In quanto asset finanziari (di rischio) sono scambiati quotidianamente sui rispettivi mercati di riferimento. Chi scambia oro o bitcoin con finalità speculative, in particolare, lo fa per guadagnare dalla differenza di prezzo in un certo lasso di tempo.

Da questo paragone molto “basico” si comprende che non è possibile continuare a sostenere il travasamento di risorse finanziarie dall’oro al bitcoin nel prossimo futuro. Di oro continueremo ad averne bisogno in gioielleria e, probabilmente, in modo crescente nell’industria tecnologica per creare dispositivi elettronici di alta fascia sempre più performanti. E non dimentichiamoci dell’industria galvanica con la placcatura e la doratura degli oggetti.

Un mondo digitale ha bisogno del bitcoin

È sotto gli occhi di tutti lo spostamento di molteplici servizi nel digitale. Tasse, multe, acquisti di prodotti e servizi possono essere fatti a distanza attraverso un canale digitale. Anche le autovetture si possono configurare e acquistare online con un acconto, per poi essere ritirate presso un concessionario.

In un mondo dove anche i prodotti diventano digitali e questi ultimi acquisiscono valore, non si può fare a meno di una moneta digitale.

Ma sarà il bitcoin a prevalere? Francamente il bitcoin non lo utilizzerei per fare la spesa quotidiana, le commissioni sulle transazioni sono molto più alte di quelle applicate da una infrastruttura di pagamento che opera con l’euro.

Basta confrontare i costi che sosteniamo per acquistare con carta di debito o di credito, e quelli che sosteniamo (o dovremmo sostenere con bitcoin) per renderci subito conto che BTC non è il mezzo di pagamento più economico per l’era digitale.

Allora a cosa serve il bitcoin?

Il bitcoin è buono come riserva di valore per il mondo digitale. E va sottolineato per il mondo digitale. In una futura società iperdigitalizzata servirà un asset privilegiato nel quale rifugiare la propria ricchezza (digitale) durante i periodi di incertezza.

Dovremo però abituarci a una fluttuazione del prezzo, quello del bitcoin, più elevata rispetto al bene rifugio oro legato al mondo materiale. Quest’ultimo è più lento perché deve fare i conti con la sua fisicità, mentre il bitcoin può essere spostato in grandi quantità in soli 10 minuti e questo lo rende decisamente più volatile.

Investire nell’oro è ancora conveniente o meglio bitcoin?

Al termine di questa riflessione riproponiamo la domanda che ci siamo posti all’inizio: Investire nell’oro è ancora conveniente o meglio bitcoin?

Ora una prima risposta possiamo abbozzarla e dire che investire nell’oro continuerà a convenire anche in una società iperdigitalizzata, perché le caratteristiche fisiche proprie dell’oro sono e saranno alla base della realizzazione di infrastrutture tecnologiche che renderanno possibile la digitalizzazione stessa.

Allo stesso tempo non andrebbero sottovalutate le criptovalute, le quali dovrebbero esser tenute in debito conto in un portafoglio finanziario che cerca nuove opportunità di guadagno sul brevissimo periodo, sul medio o sul lungo periodo.

Entrambi restano attività finanziarie rischiose, ma chi investe è consapevole che dove ci sono opportunità di guadagno ci sono anche rischi di perdita del capitale. La finanza è questa, un ciclo delle maree completo.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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